tag:blogger.com,1999:blog-21852372920260902492024-03-06T08:13:57.519+01:00scuolapastariflessioni da una nave in rotta nel mondo_fuori
e dal mondo_fuori, quando sbarco dalla naveLaurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.comBlogger173125tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-42077783544924559312017-12-31T18:17:00.001+01:002017-12-31T18:25:28.199+01:00Testardo 2017Vagare per Milano l'ultimo dell'anno<br />
Scrivere messaggi, cancellarli, aspettare, controllare il cellulare<br />
Il silenzio, il vuoto, i dubbi<br />
E poi, vedere la vita che si rovescia, si ribalta, il miracolo, l'attenzione e la riscoperta<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihaxxidGm0aGk-njh4MCTlCf_Y91UQCoD3c4YOm4XG4feNiSTi7OgmGz1YLY8JxuRYnsCA1QG0fSQVHY-yxzRqy_8N9IeZ2oq7x4oARY5o3SEdMmgDEVP9X3u_5wmvW405PlVkbzb9kXE/s1600/i.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihaxxidGm0aGk-njh4MCTlCf_Y91UQCoD3c4YOm4XG4feNiSTi7OgmGz1YLY8JxuRYnsCA1QG0fSQVHY-yxzRqy_8N9IeZ2oq7x4oARY5o3SEdMmgDEVP9X3u_5wmvW405PlVkbzb9kXE/s320/i.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
L'inverno, il lavoro<br />
Le sorprese della Gio<br />
Il dolore per Luciano<br />
Gli amici vicini<br />
I miei sorrisi a loro<br />
Parole, parole, e gesti semplici e diretti<br />
<br />
I film, Jackie, Arrival, L'altro volto della speranza, Remember, La La Land, Moonlight, The Circle, Dunkirk, The greatest showman, La ruota delle meraviglie<br />
Il teatro, Rezza Mastrella, Gioele Dix, il Piccolo, che non delude mai<br />
Allunaetrentacinquecirca, Escovedo, Glover, Don Antonio, Dan Stuart, Jeffreys, McDermott<br />
<br />
I viaggi<br />
Barcellona e gli Amici e Sant Jordi<br />
Berlino e figlia e madre e il Pergamon e il Muro<br />
La Francia e Lourdes e i Pirenei e l'Atlantico<br />
Bruxelles e la Gio gioiosa e il Museo Magritte<br />
<br />
I concerti<br />
Cave, Logic, Capossela, Caparezza, Fabi, Ligabue, Donà, Orselli, Servillo e Girotto, Silvestri e Bersani e Consoli<br />
Stili diversi per diverse emozioni,<br />
sere indimenticabili per diversi motivi<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPEHCzdXexCp3cYAwN0MqKQ4_6gJColfPNWzTiPJDA0mymjcDacHGpcml7w-76i1ER_fNu5p0LzUCdaQc3y8PsjTSblWpaJ6pFwGbF-tEpYeYfZH5I9BECOgTs7bcD96Ew6b5fqYA76SQ/s1600/e.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPEHCzdXexCp3cYAwN0MqKQ4_6gJColfPNWzTiPJDA0mymjcDacHGpcml7w-76i1ER_fNu5p0LzUCdaQc3y8PsjTSblWpaJ6pFwGbF-tEpYeYfZH5I9BECOgTs7bcD96Ew6b5fqYA76SQ/s320/e.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ma soprattutto,<br />
testardaggine<br />
speranza<br />
fiducia<br />
amore,<br />
sconfinato, irragionevole, testardo amore<br />
per loro<br />
per me<br />
per la vita.<br />
Nel giro di un anno, il riassunto di una vita.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/1Uw8W38D4z4/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/1Uw8W38D4z4?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-633477504238434532017-12-19T21:33:00.002+01:002017-12-19T21:52:06.025+01:00Matteo, 25<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE8-vSR38gSPq1CCB6NHXt8DHlNFHUO6_oa4miozMVDvUHT6mGRiw9SqgIeU14TEYJgV9C23ewLCmVn0IbXVh9pv7HUjU9tCy6gbdZrdkoht3JPKP-zWMVchMx6xdqBO8VJpP-_C7oabs/s1600/25507665_1723707714370182_7376901975776306958_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="694" data-original-width="960" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE8-vSR38gSPq1CCB6NHXt8DHlNFHUO6_oa4miozMVDvUHT6mGRiw9SqgIeU14TEYJgV9C23ewLCmVn0IbXVh9pv7HUjU9tCy6gbdZrdkoht3JPKP-zWMVchMx6xdqBO8VJpP-_C7oabs/s320/25507665_1723707714370182_7376901975776306958_n.jpg" width="320" /></a></div>
<i>Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da
bere? <b></b> Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? <b></b> E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? <b></b> Rispondendo,
il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste
cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. <b></b> Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano
da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i
suoi angeli. <b></b> Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;<b></b> ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.<b></b> Anch'essi
allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o
assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo
assistito? <b></b>Ma egli risponderà: In verità vi dico:
ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli
più piccoli, non l'avete fatto a me.<b></b> E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.</i><br />
<br />
<br />
A vent'anni, si è stupidi davvero.<br />
A vent'anni, due volte la settimana, andavamo all'Ozanam, in Via Napoleona, a stare un po' con i barboni. Ché trent'anni fa si chiamavano barboni, e basta.<br />
C'era Filippo, figlio della Como bene, che un giorno era passato fuori e aveva deciso di bersi tutto. E i suoi lo avevano cacciato.<br />
C'era Mario, disoccupato, silenzioso e dignitoso.<br />
C'era Omar, diplomato, il primo migrante che avessimo mai visto, che cercava lavoro fuggendo da un Ghana in guerra.<br />
C'era Salvatore, il terrone, dalla vita che definire turbolenta era un complimento, barbone per scelta, per vocazione, libero e schietto.<br />
Stavamo lì, distribuivamo la cena, ma soprattutto chiacchieravamo con loro.<br />
Afrore di dopobarba economico, di sudore e di chiuso. Di zuppa e di fumo.<br />
Sguardi vitrei e pelle rubizza.<br />
Uomini, ché le donne lì non entravano, e quelle che c'erano, le volontarie, vestivano con pantaloni e maglie informi, non si sa mai.<br />
<br />
A vent'anni, credevamo in un mondo migliore. Aspettavamo il cambiamento, lo esigevamo, anzi, e volevamo farne parte.<br />
Quelle due sere all'Ozanam facevano parte del cambiamento. Ci credevamo tutti; forse loro no, ma noi, i volontari, sì.<br />
Qualcuno ce la faceva. Omar usciva, diventava infermiere, condivideva una stanza con tre suoi amici.<br />
Qualcuno no. Filippo, ostinato e ottuso, si beveva tutti i soldi che gli davamo.<br />
Ma noi c'eravamo. Non ci importava se loro si bevevano tutto, se si impegnavano a ricostruire la propria vita, se ci ingannavano. Noi c'eravamo, e tanto bastava per credere in un mondo migliore, in una società giusta, in una pace con la nostra coscienza e con l'anima del mondo.<br />
<br />
A vent'anni, non conoscevamo il buonismo. Conoscevamo solo la bontà.<br />
Non sapevamo di sinistra e destra. Sapevamo solo la giustizia.<br />
Non consideravamo un uomo in base alla sua provenienza. Per noi, era un uomo, e tanto bastava.<br />
<br />
Sono felice, sì, felice, di aver vissuto allora i miei vent'anni a Como.<br />
E provo vergogna, sì, vergogna, di vivere i miei cinquanta a Como.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp4cvWD1h4xMYMSd2gu6NG6BEV80nHqBTFG8F1uQe_GD55nXb7_pVn6TTPQufs2b7HxxIhJTgxDwSr1xGH-rlMOy7FbeuC3lWNPm5IHZ_v2X_OGzuoE9nAQmqrHoSx0LfbhB87_91pxlY/s1600/25399205_10156029982558179_8148865281345459798_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="502" data-original-width="960" height="167" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp4cvWD1h4xMYMSd2gu6NG6BEV80nHqBTFG8F1uQe_GD55nXb7_pVn6TTPQufs2b7HxxIhJTgxDwSr1xGH-rlMOy7FbeuC3lWNPm5IHZ_v2X_OGzuoE9nAQmqrHoSx0LfbhB87_91pxlY/s320/25399205_10156029982558179_8148865281345459798_n.jpg" width="320" /></a></div>
Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-62827325066544166442017-08-22T20:48:00.001+02:002017-08-22T20:48:24.404+02:00Lourdes, una, e due<div>
Qui, come nella vita. Ci sono due luoghi in uno. Ci sono due realtà in una.</div>
<div>
Di qua, e di là.</div>
<div>
</div>
<div>
Di qua, la roccia che diventa acqua, la cera che diventa luce, e fumo, alimentati dal soffio di un vento sottile e costante.</div>
<div>
Di
qua, l'acqua che lava, la faccia lavata dalle lacrime, la grotta che
accoglie e attira, calamita dello spirito, a dire "da qui vieni, qui
tornerai, ma una parte di te scorrerà via, salirà al cielo, scenderà al
cielo, sprofonderà all'infinito".</div>
<div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRyEuyeRnyhquwfUtEl9mfWzm6IB1AzVu0THKgz52dH3qAp6j9FhFQVov_QEjjPRa_Uw45Fct-7cTwupqZzFJQzIFYGSe5vL7WDKP6fCQ8MATHLGb9nxvhcADfdoKZ5RaEk5vcKIZ1kJs/s1600/grotta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRyEuyeRnyhquwfUtEl9mfWzm6IB1AzVu0THKgz52dH3qAp6j9FhFQVov_QEjjPRa_Uw45Fct-7cTwupqZzFJQzIFYGSe5vL7WDKP6fCQ8MATHLGb9nxvhcADfdoKZ5RaEk5vcKIZ1kJs/s320/grotta.jpg" width="320" /></a></div>
</div>
<div>
Di qua, l'umanità che si
colora di tutte le sfumature possibili, che parla e prega in tutte le
lingue inventate, che canta e balla e stringe mani e sorride in tutti i
modi pensati.</div>
<div>
Di qua, il profumo acre della cera e
dell'incenso, il brillare delle candele, il suono sommesso del fiume,
quello ancor più silenzioso delle preghiere che si infrangono impotenti
davanti alla potenza della roccia, accarezzandola.</div>
<div>
Di qua, la
fede che diventa passi, mani a sfiorare, dita a sgranare rosari, rose a
sfiorire ai piedi della statua, ruote di carrozzelle e carrozzine a
scivolare sull'asfalto, corpi a spingerle, respiri, sospiri, sussurri, e
ancora lacrime, di gioia confusa, speranza intimorita, amore
incontenibile e ostinato per la vita. E prossimità, e solidarietà, e carità netta, pulita, senza infingimenti né esibizionismi, senza equilibrismi né sofismi. Carità che vive di fede e si nutre di speranza, e respira un solo fiato, uno spirito, che non ha colore né età, che non ha cultura né provenienza, ma un'unica appartenenza: quella all'umanità.</div>
<div>
Di qua, corpi malati,
sfigurati, tormentati; corpi bambini, vitali, energici; corpi giovani, esaltati, esultanti; corpi adulti,
rassegnati, esitanti; corpi, e volti, su cui la vita è passata con
violenza, o passerà, o sta passando, e i segni compongono un mosaico il
cui senso si vede solo dall'alto.</div>
<div>
Di qua, la concretezza di
uno struggimento, della nostalgia di un cielo perso e intravisto per un
momento, dell'attesa di quel momento futuro ed eterno.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixsfXIjmRtp_NrcvpILA-99P1yuhsepSDP7oyg1ZIVJLqzAYi6XJEIp1HT6fP0RjtlnGmb8Io-BUE4k7O2hhIQaxRRkRhy9SIWvCUFbG79IjzML3QfXiaMzW73BBapwz8FzK0jJmg2xQU/s1600/ciel.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixsfXIjmRtp_NrcvpILA-99P1yuhsepSDP7oyg1ZIVJLqzAYi6XJEIp1HT6fP0RjtlnGmb8Io-BUE4k7O2hhIQaxRRkRhy9SIWvCUFbG79IjzML3QfXiaMzW73BBapwz8FzK0jJmg2xQU/s320/ciel.jpg" width="320" /></a></div>
</div>
<div>
Di là, il mercato del tempio. Le cose che diventano merce, denaro, valuta senza valore.</div>
<div>
Di
là, turisti allo sbando, persi fra moules frites e bière pression;
souvenirs, objets, cadeaux, parfums, gourmandises, per intontire lo
spirito.</div>
<div>
Di là, odore di crèpes e di fritture, di lavanda e di
deodorante; vetrine tutte uguali, menu turistici e trenini, negozi e
hotel coi nomi di santi, statue di madonne, lo sguardo infantile e
stupito di Bernadette a rincorrere il progresso e abbandonarlo un attimo
dopo.<br />
Di là, la materialità dell'esistenza, bisogni superflui spacciati per essenziali, e monete, banconote, carte di credito senza credere.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinJm9KnxAJhaG0jww1E8nZfBQ9hZAQ_USZZC_5lxEmclQqqJnwhE3NuvfcZ5nPzZKGNFcOHS8c8lyXboZ5avZ4nctFP7PR1P5FZ0u_LvZgn4Ot7NSAlrvzDI6xSVkOdNquuEQPKEwB3kU/s1600/mercato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinJm9KnxAJhaG0jww1E8nZfBQ9hZAQ_USZZC_5lxEmclQqqJnwhE3NuvfcZ5nPzZKGNFcOHS8c8lyXboZ5avZ4nctFP7PR1P5FZ0u_LvZgn4Ot7NSAlrvzDI6xSVkOdNquuEQPKEwB3kU/s320/mercato.jpg" width="320" /></a></div>
</div>
<div>
Di là, il disordine razionalmente organizzato e
manipolato dei sensi, che crede di celebrare la vita nel momento in cui
la pugnala, che intontisce lo spirito sussurrandogli che di qua non esiste niente.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhLRhxNFYKSy5LoKEBMwBpPvumM7hrQ1UotmsU1Ygu5FEQtjOqFIkbN3tsWwQTRECL6O0bzaINwLNtd6Elc7z4RP7m4myDxpORw1wt7JKws0o8Dql9i7VSZSrh7nu3E-XaZ8fgF_05iMs/s1600/eau.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhLRhxNFYKSy5LoKEBMwBpPvumM7hrQ1UotmsU1Ygu5FEQtjOqFIkbN3tsWwQTRECL6O0bzaINwLNtd6Elc7z4RP7m4myDxpORw1wt7JKws0o8Dql9i7VSZSrh7nu3E-XaZ8fgF_05iMs/s320/eau.jpg" width="180" /></a></div>
</div>
<div>
Andare di là per mangiare e dormire; necessario per far sopravvivere il corpo.</div>
<div>
Andare di qua per scoprire che c'è altro oltre il corpo; necessario per cercare in una roccia e in un po' d'acqua la vera sopravvivenza.<br />
<br />
E tu, di qua, o di là?<br />
<br />
</div>
Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-55788641589158900272017-07-06T11:05:00.002+02:002017-07-07T16:49:31.432+02:00Growin' upC'è lo sfrontato, che arriva salutando la commissione come se fosse lui a esaminarla, e non viceversa, <br />
e poi cede davanti alla prima correzione della prof di inglese.<br />
C'è la tenerella, che trema firmando il foglio presenze, trema raccontando a memoria la tesina, trema rispondendo alle domande, e si scioglie in lacrime alla fine.<br />
C'è la vamp, che si trascina uno strascico di spasimanti, esibisce trucco e mise da festa di laurea, e balbetta alla richiesta di un calcolo di integrali da parte di un prof insensibile al suo fascino.<br />
C'è il supermotivato, che porta un modellino in scala del grattacielo di Burj Al Arab e ne dimostra le leggi statiche in inglese, incurante dello sguardo del commissario di italiano, che ha studiato francese.<br />
C'è il timido, rannicchiato in sé, pallido, bocca impastata di sonno arretrato, camicina azzurra e sguardo fisso al bordo del banco, mai rivolto a chi gli fa le domande.<br />
C'è la bravabambina, con la madre appiattita dietro la porta, perché lei non fa entrare nessuno, altrimenti si agita, e con l'atteggiamento di vittima rassegnata di un sacrificio che non capisce.<br />
C'è il lavativo, che ha studiato tutto in pochi giorni, e centrifuga nomi, date, titoli e regole in un contenitore, gesticolando, come un prestigiatore di un circo di provincia, tentando di ipnotizzare la commissione in un numero disperato.<br />
C'è la ragazza solida, posata, serena, che dissimula l'emozione con una parlantina sciolta, ma si vede che sotto sotto è anche lei agitata: dalle chiazze sul collo, dalla voce appena incrinata. <br />
C'è l'appassionato, occhialoni e taglio di capelli scalato di ordinanza, sicuro, ma non sfacciato, umile, ma non servile, in grado di spaziare da Feuerbach all'omochiralità, da Joyce al magnetismo, da Manzoni allo sbarco in Sicilia, come se tutto si tenesse.<br />
<br />
Perché tutto si tiene, infatti.<br />
Ma pochi lo capiscono.<br />
E gli altri annaspano, tossicchiano, interpretano silenzi e sguardi dei commissari, ribadiscono, esclamano "esatto!" alle affermazioni dei prof, a volersi allineare ad una conoscenza che non com_prendono.<br />
"Cosa farà dopo?", la domanda di rito. <br />
Allora, in molti, lo sguardo si anima, si perde nel futuro, immagina e spera.<br />
Il momento più ricco di vita dell'esame orale.<br />
Poi, sarà mondo_fuori.<br />
E inizieranno gli esami veri. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/1xY3q45EBt8/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/1xY3q45EBt8?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-58106365644957356872017-06-24T17:52:00.002+02:002017-06-24T17:52:47.902+02:00Dio dell'inaspettatoDio dell'inaspettato<br />
dei piccoli miracoli quotidiani<br />
dell'inatteso e delle sorprese,<br />
<br />
Dio dell'occhio spalancato sul biondo di un campo di grano<br />
sulle trine delle nuvole nel cielo<br />
sui passi passerotti di un bambino,<br />
<br />
Dio dell'attesa del minuto successivo<br />
della fiducia nel minuto domani<br />
dell'abbandono al futuro minimo,<br />
<br />
Dio delle partenze e dei ritorni<br />
delle serate a squarciagola<br />
delle fette biscottate a colazione,<br />
<br />
Dio delle canzoni alla radio<br />
delle chiamate inaspettate<br />
delle coincidenze misteriose,<br />
<br />
Dio della forza propulsiva<br />
dell'eroismo in miniatura<br />
dei vagiti e dei sospiri,<br />
<br />
Dio delle scoperte<br />
delle zattere sulle correnti<br />
del bagaglio leggero,<br />
<br />
Dio dei baci su teste che dormono<br />
dei silenzi su orecchie lontane<br />
delle parole opportune,<br />
<br />
Dio della polvere sui ricordi<br />
dello straccio passato di un colpo<br />
della mano che lucida,<br />
<br />
Dio del bene di questa vita,<br />
dello spazio che ricuce gli strappi,<br />
del pudore nell'amore,<br />
<br />
ti prego,<br />
allontana da noi la tentazione<br />
dell'abitudine<br />
delle consuetudini<br />
dello scontato.<br />
<br />
E facci stupire<br />
sempre<br />
per una voce al telefono.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/jL-NfkpRlJg/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/jL-NfkpRlJg?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-64810225974070459522017-04-04T18:50:00.000+02:002017-04-04T18:50:13.986+02:00sto su meanno ricco,<br />
anno denso,<br />
emozionante,<br />
sfiancante,<br />
dolce e duro.<br />
anno di lontananze e vicinanze,<br />
di amici reali e lontani,<br />
di conoscenti vicini e distanti,<br />
di sorrisi nel pianto e viceversa.<br />
anno di delusioni e illusioni e disillusioni,<br />
di disincanti e canti.<br />
anno di poesia e musica a intontire,<br />
di letture e viaggi a lenire,<br />
di pensieri e ricordi a sostenere.<br />
anno di analisi,<br />
di sintesi,<br />
di ricapitolazione e di tremore.<br />
<br />
anno di promesse non mantenute<br />
e di sorprese inaspettate,<br />
di immobile movimento,<br />
stabile percorrere una china inesplorata,<br />
di stare su me,<br />
sulla mia anima malconcia,<br />
su rimpianti di decenni,<br />
su speranze sempre più corte.<br />
<br />
anno di regali di ogni giorno,<br />
strappati con ferocia<br />
dalla bocca del presente.<br />
e aprila, questa bocca, presente.<br />
regalami l'unica dimensione in cui io sto bene,<br />
perché scevra di ricordi laceranti<br />
e di paure ingombranti.<br />
aprila, questa bocca, presente.<br />
e, giorno dopo giorno,<br />
fammi costruire<br />
il prossimo anno. <br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-12591769291760585022017-02-06T18:58:00.000+01:002017-02-06T18:59:02.669+01:00Slàinte, Luciano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/fuQapo0LQTo/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/fuQapo0LQTo?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Vieni qui, che ti racconto una storia.<br />
C'era una volta una persona gentile, che amava l'Irlanda. L'aveva percorsa in lungo e in largo, col treno.<br />
Perché lui di treni se ne intendeva.<br />
Trent'anni da pendolare, Legnano Milano, avanti e indietro, sull'odiosamata Trenord, a leggere leggere leggere, e ascoltare musica, ottima musica. Soprattutto irlandese.<br />
Dal finestrino, a volte, rare volte, la campagna dell'hinterland milanese si accende di qualche sprazzo di verde. Un verde lontanissimo da quello smaltato dell'Irlanda, ma comunque a lui piaceva lo stesso guardarlo, perché coltivava nel cuore un sogno: andarci a vivere, in Irlanda, vicino a Galway, in una piccola casa rossa sul porto. L'oceano di fronte, e nel cuore la musica.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPYHBkIwQ2CzR8QMnb9EDwdRKzp-rjEPnkUg3zjPDR4DuGIb86xaP8Ab1rCYc5ethyphenhyphen4tZ_vH6d-92BISlMFwaOT3b3atmDwDBNxHW09WFJHGWiek4YVW_AmMU9Qj7govT5VxkqJYhJRcY/s1600/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="106" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPYHBkIwQ2CzR8QMnb9EDwdRKzp-rjEPnkUg3zjPDR4DuGIb86xaP8Ab1rCYc5ethyphenhyphen4tZ_vH6d-92BISlMFwaOT3b3atmDwDBNxHW09WFJHGWiek4YVW_AmMU9Qj7govT5VxkqJYhJRcY/s640/unnamed.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
Dal finestrino della sua vita, vedeva e viveva passioni autentiche: i libri, la musica, certo, ma anche il basket, la scrittura, l'amicizia, la politica nel senso alto del termine. E i suoi compagni di viaggio apprezzavano la sua presenza, elegante, discreta, fine, sensibile, intelligente, umile e quindi grandissima.<br />
Bello era incontrarlo ai concerti; competente, preciso, attento, senza essere spocchioso né saccente, li gustava con il piacere di una pinta di Smithwick's o di Guinness; e, poi, ne parlava con trasporto ed equilibrio insieme. Nel modo a lui peculiare, con un sorriso.<br />
<br />
Da quando era entrato nel mondo virtuale di Facebook, i racconti dei suoi viaggi erano subito diventati un piacevole e irrinunciabile appuntamento per tutti i suoi contatti. Arguto, ironico, sapeva cogliere i minimi dettagli che rendono una situazione unica e indimenticabile, nel bene e nel male. In questo modo sapeva resistere ai disagi, alle mediocrità, agli inconvenienti del viaggio. Di qualunque viaggio.<br />
<br />
Un viaggio non qualunque, il suo. Fino all'ultimo, vissuto con dignità suprema, forza e gentilezza.<br />
C'era una volta Luciano Re.<br />
No, non andare via con quello sguardo triste.<br />
Ho sbagliato. Non c'era una volta.<br />
C'è ancora. Nei nostri cuori.<br />
Slàinte, Luciano. <br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/TI7UDC3LQ0o/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/TI7UDC3LQ0o?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-2594194177206248132016-10-01T10:33:00.002+02:002016-10-01T10:33:50.939+02:00Ragazzo mio (lettera a un figlio che parte)Non sei mai stato bravo a disegnare. Una volta, in quarta elementare, ti angosciasti un intero fine settimana perché la tua maestra aveva definito "miserrimo" il tuo disegno ispirato alla Gabbianella e il gatto. Un gabbiano impreciso, i tratti di colore fuori dai contorni, niente di grave; ma era evidente che desideravi disegnare non il gabbiano perfetto, bensì la sua idea. Quel gabbiano volava verso l'alto, come un condor, in una picchiata al contrario, sprofondando nell'abisso del cielo.<br />
<br />
Domani partirai. Andrai a studiare abbastanza lontano per non tornare ogni fine settimana, e a studiare abbastanza per non avere nemmeno il tempo per tornare. Quel disegno impreciso, ora, è la realtà. Un gabbiano in picchiata verso il futuro.<br />
O forse, in questi anni, hai silenziosamente, consapevolmente, fatto a pezzi quel disegno. Tanti minutissimi pezzi, ognuno dei quali contiene una sfaccettatura di te.<br />
<br />
Ci eravamo illusi, avevamo sperato, tuo padre e io, di avere per sempre il disegno completo, di comprenderlo e forse anche ammirarlo, mostrandolo ad amici e parenti. Invece, ci stai insegnando la dote ardua e misteriosa dell'accettazione, dell'umiltà. Prendiamo un coriandolo di quel disegno, e ce lo facciamo bastare. Ne osserviamo le screziature di colore, la grana del tratto, ma non riusciamo più a ricollegarlo al disegno complessivo, che ci auguriamo esista, da qualche parte nel tempo, ma che temiamo di non riuscire più a vedere.<br />
<br />
Domani partirai in picchiata verso il futuro, esplodendo in minuti coriandoli di senso. Guardando nel fondo dei tuoi occhi colore del cielo, ci specchiamo nell'identica, trepidante, timorosa perplessità.<br />
Noi, da terra, seguiremo il tuo volo.Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-90416828583211452442016-09-02T13:19:00.000+02:002016-09-02T14:14:20.751+02:00Ragazza mia (lettera a una figlia sulla fertilità)Hai saputo, ragazza mia, dell'iniziativa del ministro Lorenzin. Ne abbiamo parlato a lungo, ieri e l'altro ieri. In rete abbiamo letto di tutto, riso e riflettuto. Il sito <a href="http://www.fertilityday2016.it/" target="_blank">http://www.fertilityday2016.it/</a> prima è stato aperto, poi chiuso, poi di nuovo aperto. Hai criticato le foto, ti sei stupita per l'enfasi data alla donna come quasi esclusiva attrice della creazione. Hai solo sedici anni, ma sei acuta e critica; una giovane donna che si prepara al futuro.<br />
Hai ragione, a dire che quella campagna è (era? perché <a href="http://www.repubblica.it/politica/2016/09/01/news/fertility_day_lorenzin_pronta_a_modificare_campagna_messaggio_va_rimodulato_-147020546/" target="_blank">qui</a> si dice che il ministro rivede la comunicazione) offensiva e insulsa. A dire che l'ombra del fratello del figlio unico è peggio di un film horror.<br />
A dire che io non sono un genitore giovane, ma sono creativa lo stesso.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS6yp0J50sFjv3F6xpTaQh6zRvpdGMDfu3RYlWSR_dGjp8dszPWwr_Zl4TwN3B64Z5eYNm96Rizi5Jr8lEbGe_e_c11QByjnZd62QSpNDnTBng26ym-sTGsxXg-TEaABIUSKPulFR55NM/s1600/fertility-day-2016-700x700.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS6yp0J50sFjv3F6xpTaQh6zRvpdGMDfu3RYlWSR_dGjp8dszPWwr_Zl4TwN3B64Z5eYNm96Rizi5Jr8lEbGe_e_c11QByjnZd62QSpNDnTBng26ym-sTGsxXg-TEaABIUSKPulFR55NM/s320/fertility-day-2016-700x700.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ecco, a questo proposito ti voglio raccontare la mia storia.<br />
<br />
Non mi hai mai chiesto perché mi sono sposata nel 1992, ma tuo fratello è nato cinque anni dopo, e tu tre anni dopo di lui.<br />
Forse pensi che abbia scelto di prendermela comoda, di costruire la carriera, la vita di coppia, di fare viaggi o perfino che non volessi avere figli. No.<br />
La verità è che ho subìto tre aborti spontanei, con relativi raschiamenti, in un anno e mezzo. Tentavo, li perdevo, semplicemente. Poi, mi hanno consigliato di lasciare riposare corpo e spirito, di fare ricerche in merito. Era tutto normale. Così, dopo tre anni, è nato tuo fratello. Poi, tu.<br />
<br />
Ma in quei cinque anni ho provato l'ansia. La frustrazione. La speranza puntualmente negata. Gli sguardi di compatimento delle altre donne più fortunate di me. Quelli preoccupati dei nonni. Come se tutto dipendesse da me, da un mio errore, da qualche anomalia, da una colpa da scontare.<br />
Conosco bene la stretta al cuore davanti a una pancia esposta trionfalmente, davanti a una carrozzina. Conosco il senso di esclusione dal mondo delle mamme felici. E la sensazione di emarginazione sociale.<br />
<br />
Poi, è passato quasi tutto. E dico quasi, perché sono stata una mamma primipara ultratrentenne, costretta, con tuo fratello, a sei mesi di letto, e a 39 anni, per te, la macchina aveva immesso il dato dell'età, facendo sballare i valori di una probabile tua malformazione; così, mi sono dovuta sottoporre alla traslucenza nucale, non dormendo per due giorni, mentre tu invece te ne stavi tranquilla nel mio ventre, perfettamente sana.<br />
<br />
E ho conosciuto di nuovo gli sguardi delle mamme giovani, all'asilo, davanti a scuola, quando arrivavo, coi miei 42 anni, a prenderti, i capelli già da tingere, le rughe e gli affanni di una vita divisa fra tuo fratello, i nonni ormai anziani da accudire e il lavoro.<br />
Ma la vita mi ha portato fino a qui. E ora ridiamo insieme, commentiamo questa campagna insulsa, e, ben lungi dall'essere due amiche, ci ritroviamo vicine, condividendo musica, letture e gusti, nonostante i 39 anni di distanza.<br />
<br />
Per questo, e per molto altro, mi sento offesa dai toni e dai modi di questa campagna, e non riesco a digerirla con la solita ironia.<br />
Perché penso a P., marito sterile, o a R., che ha subìto la chiusura delle ovaie dopo tre gravidanze extrauterine, e ora padre e madre di splendide bambine adottate; a L., I., S., K., anche loro genitori adottivi con percorsi dolorosi; a T., F., C., D., A., a cui malattie o vicissitudini di vario genere hanno impedito di diventare genitori, e che non hanno avuto modo, denaro, possibilità di affrontare il lungo percorso dell'adozione, o di avere un partner con cui costruire una coppia; a F., che sta aspettando un bambino, tremando perché non l'ha ancora detto al suo principale; a S., che ha dovuto firmare una lettera di licenziamento nel caso fosse rimasta incinta; a G., a V. orgogliosamente single, in un'epoca (che forse sta ritornando? chissà) in cui il termine era "zitella", e che hanno rallegrato e addolcito con la loro amicizia e il loro aiuto la vita di moltissime persone. Penso invece a molti altri genitori, che parcheggiano i figli coi nonni, con la tata, davanti a videogiochi o internet, che trascorrrono le vacanze mollandoli nei miniclub per non sopportarli, che farciscono di corsi la giornata dei pargoli, per non stare con loro, che danno loro tutto il necessario materialmente, ma non affettivamente, e che invece, seguendo la logica del ministro, verrebbero indicati come esempi di fertilità.<br />
<br />
Per questo, e per molto altro, spero che la salute fisica, la prevenzione, l'educazione sanitaria, tornino ad essere al centro della campagna. Ma non a scapito della salute mentale, nostra e di chi amiamo.<br />
<br />
Quanto a te, ragazza mia, se anche deciderai, o ti capiterà, di non diventare madre, sappi che ti si aprirà davanti un mondo di possibilità, e che starà a te coglierle al meglio.<br />
<br />
Ti voglio bene.Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-18002657704893296912016-05-24T14:43:00.001+02:002016-05-24T14:44:07.511+02:00La chitarra che non si scordaC'è stato questo momento preciso e perfetto. Questa intuizione miracolosa. Luther Dickinson scende dal palco, sembra che ci sia una pausa. Invece va al Carlo Carlini's corner, stacca la chitarra acustica dal muro, risale sul palco, inizia a suonarla. <br />
"Eh, ma è scordata!", sussurra il solito criticone da bar.<br />
No, che non è scordata. E chi se la scorda, quella chitarra. Luther in un minuto netto la sistema, la chitarra sembra riconoscere le dita, e docile si ri_corda. <br />
Qualcuno non capisce. Qualcuno si commuove. Qualcuno mette mano alle macchine fotografiche.<br />
<br />
Qualcuno, altrove, fumando una sigaretta, sorride.<br />
<br />
Ed è di nuovo blues. Ed è di nuovo "ONE MORE!". E sono di nuovo decenni di passione e musica e whisky e sigarette e concerti e corse su e giù dagli aeroporti, e foto e borderò e sacrifici e soddisfazioni.<br />
<br />
C'è stato questo momento preciso e perfetto, e nessuno meglio di Dickinson avrebbe saputo e potuto farcelo vivere. Perché, quando c'è di mezzo la musica, no, che non si può scomparire. Magari si resta appesi al muro, ma non ci si scorda. Non si può essere scordati. <br />
<br />
And if you're feeling down and out<br />
Tell Him what you want<br />
Call Him up and tell Him what you want.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibvuvxTiVZR0ZFTQ1wpFPbSAZ0bV-pVbF45fqonCHB97JHY570kP611Qv7zoFAosVHBdjT1nRY0fNlFSsgFipAQnvqck25omWGTVKrlBI70bZoHoQlihga_ODzlN7Y48g9zWkumoRhuPc/s1600/IMG-20160524-WA0004%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibvuvxTiVZR0ZFTQ1wpFPbSAZ0bV-pVbF45fqonCHB97JHY570kP611Qv7zoFAosVHBdjT1nRY0fNlFSsgFipAQnvqck25omWGTVKrlBI70bZoHoQlihga_ODzlN7Y48g9zWkumoRhuPc/s320/IMG-20160524-WA0004%25281%2529.jpg" width="231" /></a></div>
<br />
<br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-59618304174100898962016-04-04T21:34:00.000+02:002016-04-04T21:56:19.791+02:00Il 5 di aprile <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzXpdsDN_uytCHTY5yG0j6tkxGIS4AFrVcnBZ8SuzX9xadQUBIp0LZ1vbetDEUNi7wpHkErMbKeP3Ow2y5GM8Zc9YSv8VUsy7J3buBJ11GgSBhO83jBhkL3PlGSdksVRkZB0HnZ5hh7Es/s1600/IMG-20160404-WA0006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzXpdsDN_uytCHTY5yG0j6tkxGIS4AFrVcnBZ8SuzX9xadQUBIp0LZ1vbetDEUNi7wpHkErMbKeP3Ow2y5GM8Zc9YSv8VUsy7J3buBJ11GgSBhO83jBhkL3PlGSdksVRkZB0HnZ5hh7Es/s320/IMG-20160404-WA0006.jpg" width="291" /></a></div>
era il 5 di aprile
<br />
e tirava una brezza che dava un colore alla quiete
<br />
e profumo di pane alle olive<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/HbY7_S1WxIA/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/HbY7_S1WxIA?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Mi tenevo la pancia, sul pullman da Olgiate Comasco a Como. Mio marito non era ancora arrivato, aveva troppo da lavorare, e mi aveva detto al telefono "tu vai, io ti raggiungo, tanto sei in anticipo di venti giorni, sarà un falso allarme, vedrai".<br />
<br />
Sul pullman, tutti mi guardavano, O almeno, così credevo. Una donna di trentasei anni, visibilmente incinta e agitata, dignitosa nel suo cappotto blu di panno, con una borsa da clinica, con dentro una camicia da notte, una vestaglia, le pantofole con il fiocco, e qualche mutanda, perché non si sa mai.<br />
<br />
Ero scesa, tremando. Una vita dentro di me, una vita dietro, una vita davanti.<br />
Mi avevano visitata, subito. Signora, si fermi qui, tra poco nascerà. Si sono già rotte le acque.<br />
Chiamare casa, mia madre, mio padre, mio marito. Vieni, vieni, lei nasce.<br />
Non sapevo se fosse una femmina o un maschio, eppure ne ero certa. Era una femmina.<br />
<br />
Contrazioni, contrazioni, ansia e spinta verso il domani. Dolore, sacrificio, e sofferenza costruttiva.<br />
Guardavo fuori dalla finestra, e vedevo un ramo di ciliegio fiorito. Ne immaginavo la forza operosa, e la succhiavo, per trovare il coraggio.<br />
Poi, era successo. E mi ero trovata in braccio una neonata, occhi grandi, capelli folti, faccia curiosa e famelica. Mia figlia. Non avevo molto da offrirle: un padre affettuoso e onesto, due nonni anziani e laboriosi, una casa dignitosa, e me stessa. Ma soprattutto, una vita tutta intera, tutta da correre e guastare e gustare.<br />
<br />
Chissà dov'è, quella mia figlia, ora. Da dove sto, non la vedo. Ma sento che mi pensa, nel suo modo sbilenco di amare.<br />
<br />
Laura, cinquantacinque anni fa. <br />
<br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-80588130569166385432016-01-12T18:01:00.001+01:002016-01-12T18:03:32.912+01:00Lazarus, o della morte nell'arte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Look up here, I'm in heaven
<br />
I've got scars that can't be seen
<br />
I've got drama, can't be stolen
<br />
Everybody knows me now<br />
Look up here, man, I'm in danger
<br />
I've got nothing left to lose
<br />
I'm so high it makes my brain whirl
<br />
Dropped my cell phone down below
<br />
Ain't that just like me?<br />
By the time I got to New York
<br />
I was living like a king
<br />
Then I used up all my money
<br />
I was looking for your ass
<br />
This way or no way
<br />
You know, I'll be free
<br />
Just like that bluebird
<br />
Now ain't that just like me?
<br />
Oh I'll be free
<br />
Just like that bluebird
<br />
Oh I'll be free
<br />
Ain't that just like me?<br />
<br />
Non parlare di David Bowie il mutante. Il trasformista. La rock star. L'amico di rock star. L'anticipatore di generi, il demolitore dei generi, il costruttore e il decostruttore di modi e mode.<br />
Non pensare allo stato di New York, che ha il bluebird nel suo stemma. Non pensare al dramma <i>Lazarus</i>, che si sta rappresentando a New York proprio in questi giorni .<br />
Non accodarti al cordoglio, anche se provi un sottile dolore, nel vedere caduto il corpo anche di chi non pensavi potesse cadere, visto che non ti sembrava appartenesse alla Terra.<br />
<br />
Guarda invece questo suo ultimo, definitivo saluto.<br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/y-JqH1M4Ya8/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/y-JqH1M4Ya8?feature=player_embedded" width="320"></iframe><br />
<br />
La nostra società rimuove il dolore, quando disturba. La nostra società spesso lo spettacolarizza, ma non lo affronta; invece, lo esorcizza, e vuole il lieto fine, consolatorio, appagante.<br />
La nostra società è anestetizzata, proprio nel senso che non prova altro che sensazioni superficiali, ma non possiede il senso estetico che diventi idea, possesso per sempre, dignità e forza.<br />
<br />
Bowie, tanto plateale, clamoroso, provocatorio nella sua manifestazione pubblica, nella sua esistenza privata degli ultimi anni ha affrontato il dolore, il cancro, la morte, con un nascondimento, una dignità e un silenzio magistrali. Salvo custodire, come ultimo dono per il mondo, quest'ultima sua opera.<br />
<br />
La stella della vita possiede un lato nero; la vita è morte, e la vita e la morte, sorelle per sempre, ci indicano la strada. E noi, creature di questa terra o cadute dallo spazio, abbiamo il privilegio di vivere, soffrire, invecchiare, ammalarci e morire, perché di questo è fatta la vita.<br />
<br />
Ma alcuni di noi, quelli benedetti, hanno anche la capacità di trasformare la vecchiaia, il dolore, la malattia, la morte, in arte. Ossia, in vita perenne. E non importa che quanto vediamo, o ascoltiamo, o leggiamo, sia crudo, agghiacciante, sconvolgente, realistico, drammatico, toccante, disturbante, perturbante, straziante. Importa che l'arte vinca, che affronti con dignità e coraggio la fine della vita, la sofferenza e la sua ingiustizia, per restituircele armoniose, brillanti di un cupo splendore. Noi, piccolo pubblico per un gesto immenso, ricorderemo questo dono, per il nostro personale <i>per sempre</i> , e lo custodiremo, senza mai capirlo del tutto.<br />
<br />
E, dall'altrove in cui si trova la sua arte, chi ce lo ha regalato canterà...<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/6VrqCBsbeuc/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/6VrqCBsbeuc?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-72031751611612434112015-12-12T14:16:00.001+01:002015-12-12T14:16:38.106+01:00Keep the light<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpdOL52choG5RJ57-OXxdTy25u_tWuW4hsWcF-vCKrteDWxiCRjUgcfbFr_tA87J99HY3YApJ96V3v8IFG20mWhAmF2blLmSCYeURIL9zid45gRtooWOUwpxYHKtTc6XBD-Hy6qVDJ_b8/s1600/20151212042907.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpdOL52choG5RJ57-OXxdTy25u_tWuW4hsWcF-vCKrteDWxiCRjUgcfbFr_tA87J99HY3YApJ96V3v8IFG20mWhAmF2blLmSCYeURIL9zid45gRtooWOUwpxYHKtTc6XBD-Hy6qVDJ_b8/s200/20151212042907.jpg" width="150" /></a> Ci sono andata perché non ne ho mancato uno. Ci sono andata perché ero in missione. Ci sono andata perché il Light of Day mi riempie di gioia ogni volta.<br />
Ci sono andata perché lì sapevo di essere a casa, di vedere facce simpatiche, di quelle che ogni tanto incrocio sui social, ma che dal vivo sono immensamente più ricche, di umanità vera, di sincerità e di energia.<br />
Perché sui social si può scrivere, rileggere quanto si è scritto, premere il tasto invio, e poi anche modificare quello che c'è scritto. Mentre dal vivo non esiste il tasto modifica, si va in presa diretta, il tasto invio è nella dimensione del qui e ora. E le urla escono, le risate esplodono, le lacrime e i brividi galleggiano come i pensieri senza emoticon.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd80zPOVhI9OWoY9mAurix5z0QvcItzz8fnLaPXmkP7VMEFjBeyH-NgVhhMw4Vt9vixAY3ddZgyoEo8_7wdi_GNb3vIbXD1VuFVz4FqP3pGcbcD6lmObHBO41m8cwPXOdqt2U262s-rxc/s1600/20151212043207.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd80zPOVhI9OWoY9mAurix5z0QvcItzz8fnLaPXmkP7VMEFjBeyH-NgVhhMw4Vt9vixAY3ddZgyoEo8_7wdi_GNb3vIbXD1VuFVz4FqP3pGcbcD6lmObHBO41m8cwPXOdqt2U262s-rxc/s200/20151212043207.jpg" width="150" /></a>Ci sono andata perché dovevo tornare a casa con due autografi per una persona che amo.<br />
Ma sono tornata a casa con la magnifica sensazione di essere stata nel posto giusto, nel momento giusto.<br />
Una vera amica mi ha invitato nel suo bar, e da lì dispensavo birre e sorrisi, saltelli e canti, e vedevo facce beate, sentivo i miei amici cantare e battere le mani, e a un certo punto non ho visto più niente, perché tutti erano in piedi, alcuni sul bancone, ed era stupendo non vedere, ma sentire tutta quella energia che circolava liberamente.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKl8BVgosbXfME8RcbIOpIiHLAyw2aWOXuAaXAX9NmgZiwhvWGvB70nR5HXwHJ835T802sZwNLsmGx1LNhSI6zD7ED2d3Njmd87JWGFZNzNtaHPtlbWf-mcNte3kCMS77OCI3ddv80NSA/s1600/tF9LkM4L.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKl8BVgosbXfME8RcbIOpIiHLAyw2aWOXuAaXAX9NmgZiwhvWGvB70nR5HXwHJ835T802sZwNLsmGx1LNhSI6zD7ED2d3Njmd87JWGFZNzNtaHPtlbWf-mcNte3kCMS77OCI3ddv80NSA/s200/tF9LkM4L.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLV0a1Xvo9LKeKJpb9sY5kGH0AsLv_JfgzyQzcZ4HO7BciSVMjBdtTtyelBhgVeHkQDRSegzABzu6kRvu6cdZXnwCjCjiW1-5hKQKm_0TZeK5aAWYrsnPyjfGq9XjBkTz7x9GcljckDMg/s1600/e26WEQuE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLV0a1Xvo9LKeKJpb9sY5kGH0AsLv_JfgzyQzcZ4HO7BciSVMjBdtTtyelBhgVeHkQDRSegzABzu6kRvu6cdZXnwCjCjiW1-5hKQKm_0TZeK5aAWYrsnPyjfGq9XjBkTz7x9GcljckDMg/s200/e26WEQuE.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
Ho ascoltato una versione in dialetto di The Ghost of Tom Joad, mi sono incantata di fronte a una Hold on densa di significato, ho saltato su One Guitar. Ma soprattutto, ho percepito la forza che solo un live sa e può dare: una condivisione con tutti i cinque sensi.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/sVSsstHj-MM/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/sVSsstHj-MM?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />
Ci sono andata, e ci tornerei. E ci tornerò, nel pensiero, ogni volta che penserò di averlo solo sognato, un mondo così.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheOTJwdg_2OS7NoKQXOETsKS2c2WLLzQ4wBH7HJHx_9Ow2NBgEzQXZcTU4XViz6JJNmcd_A1zE-Y3rZX7Y2P1NJJdkaZchU0xoBMZH353JgLxfYa7wceNyryvf26WlGUEuEcFQ4Du5kAg/s1600/12360135_10208545245657328_5231429816556461145_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="113" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheOTJwdg_2OS7NoKQXOETsKS2c2WLLzQ4wBH7HJHx_9Ow2NBgEzQXZcTU4XViz6JJNmcd_A1zE-Y3rZX7Y2P1NJJdkaZchU0xoBMZH353JgLxfYa7wceNyryvf26WlGUEuEcFQ4Du5kAg/s200/12360135_10208545245657328_5231429816556461145_n.jpg" width="200" /></a></div>
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-24529432161583990482015-11-15T21:23:00.003+01:002015-11-15T21:26:53.673+01:00Parigi, o cara<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioRq8wIdP2mkhU6reBtu40XawvK75o8l1_0ltSsLUSOpGw8a-lW_vEBkT7lkYK-rumZsT-LRns9oqH4d_WLyDQJReChsdVF4IkGcDEIHOvd7uM30c1igqGojj2Hz82GXrvHBo13JD_lfg/s1600/1913978_1210248505056_5499372_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioRq8wIdP2mkhU6reBtu40XawvK75o8l1_0ltSsLUSOpGw8a-lW_vEBkT7lkYK-rumZsT-LRns9oqH4d_WLyDQJReChsdVF4IkGcDEIHOvd7uM30c1igqGojj2Hz82GXrvHBo13JD_lfg/s320/1913978_1210248505056_5499372_n.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Perché ne ho sempre sentito parlare, da mia madre, che aveva un amico speciale in Avenue Gréard, in una casa con vista sulla Tour Eiffel, e per me scrivere il suo nome sulle cartoline aveva il sapore di mondi inesplorati.<br />
Perché è stata la prima città visitata da sola, a 13 anni. Libertà, uguaglianza, fraternità, i primi volti di altre etnìe visti nella mia vita, il profumo acre del métro, di gomma e umanità.<br />
Perché mi ci sono persa a 19 anni. Les Halles in costruzione, un walkman mastodontico che mi accompagnava ovunque, la solitudine e la scoperta, e quintali di cultura a sedimentarsi dentro di me, per forgiare le mie scelte.<br />
Perché ci sono tornata molte altre volte, e per me è stato amore, fuga, slancio, poesia, lei così grigia e beige e verde, lei così luminosa e gotica, lei dai grandi parchi e dai piccoli cafés in cui rifugiarsi.<br />
Perché ci ho portato i figli, ed è stato rivederla magnifica, splendente, una scommessa vinta sull'opacità del quotidiano.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLsOdv8ew8Y27dyW725ITI5duS2l2De8dEBsl_DXlp7qPyC2uItKCsJjlYgf0AKXqUghRhI2tzW7YuEi_zkMz9krbEdd-js6g8m9EpZJ71-bGyVW7Orvf4zVIzWQu6rxxoqqyaJwgGus8/s1600/1913978_1210241344877_6884731_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLsOdv8ew8Y27dyW725ITI5duS2l2De8dEBsl_DXlp7qPyC2uItKCsJjlYgf0AKXqUghRhI2tzW7YuEi_zkMz9krbEdd-js6g8m9EpZJ71-bGyVW7Orvf4zVIzWQu6rxxoqqyaJwgGus8/s320/1913978_1210241344877_6884731_n.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
E perché Parigi per me è sempre stata giovinezza, musica, fisarmoniche in un angolo della strada, e sguardi fieri di appartenere alla noblesse dell'Europa. E' stata, ed è, altro dalla Francia. Un'icona mondiale, la sintesi del gusto, della bellezza, della democrazia, dell'integrazione e della libertà a cui ogni uomo dovrebbe aspirare.<br />
Perché in questi giorni ho pensato alla Siria, alla Nigeria, all'Egitto e a tutti gli altri posti che questa guerra subdola, infame, incommensurabile nella sua disumanità ha toccato. Ma niente, non posso smettere di pensare alla ferita di Parigi come a qualcosa di più mio.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdO-p0-T6WThetXn2u-AHs4nnPlF11jhO-qKFFuIdXW76mmDO_4YUk4pM7yCJqq_eC5iaxbclpoJOM_qK5kFO-d8pchjPyFJKvXhY66VeMknNh_awvt_BdPiidXMJo3NJZUoh1ZzwdaHQ/s1600/psenna3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdO-p0-T6WThetXn2u-AHs4nnPlF11jhO-qKFFuIdXW76mmDO_4YUk4pM7yCJqq_eC5iaxbclpoJOM_qK5kFO-d8pchjPyFJKvXhY66VeMknNh_awvt_BdPiidXMJo3NJZUoh1ZzwdaHQ/s320/psenna3.jpg" width="320" /></a></div>
Perchè Parigi mi ha insegnato a pensare, fremere, amare e sorprendermi per ogni giorno che vivo. E ora mi sta insegnando a essere umana, ogni giorno che vivrò.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/q-Yf9c61uuQ/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/q-Yf9c61uuQ?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-20902916975101992332015-10-24T14:08:00.000+02:002015-10-24T15:15:49.869+02:00Tunc terra emittit illum suum halitum divinum ( Expo 2015, o del respiro della terra )<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDXNEmmTpidHi-VqcZ_fmUdzV1J-8FqpqFhTseqeMNKoFoCWjaaiYxt50KJ26TslDfwstY6CtRkEUpsJMpizPHt0OAGaWx0DrOzaUc0Zp2mLn5jDs73mTmZl1kPDvwGcMWe2o2w0S3btk/s1600/expo4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDXNEmmTpidHi-VqcZ_fmUdzV1J-8FqpqFhTseqeMNKoFoCWjaaiYxt50KJ26TslDfwstY6CtRkEUpsJMpizPHt0OAGaWx0DrOzaUc0Zp2mLn5jDs73mTmZl1kPDvwGcMWe2o2w0S3btk/s320/expo4.jpg" width="320" /></a></div>
Al netto degli sponsor indebiti,<br />
dei visitatori da fiera gastronomica,<br />
delle scolaresche annoiate,<br />
degli anziani incattiviti,<br />
dei turisti storditi,<br />
dei fanatici dei selfie,<br />
<br />
e al netto delle code,<br />
del vociare costante,<br />
della musica techno,<br />
del cibo spazzatura,<br />
della disorganizzazione generale,<br />
<br />
di Expo 2015, Milano,<br />
all'attivo resta molto.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn9H_-A4tJiAz0MrvJlOYLL_TYjuBEUd3XS14OOfgW3bpJNCB0z07OqPoDEs7eQJB8_9dXdYh58W2LivTsmIY2bRyE9vPHDYNf1vPRwEtwzBsLXBkk8tTcYOtHOBSHleywL1S4tP8vtHU/s1600/expo1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn9H_-A4tJiAz0MrvJlOYLL_TYjuBEUd3XS14OOfgW3bpJNCB0z07OqPoDEs7eQJB8_9dXdYh58W2LivTsmIY2bRyE9vPHDYNf1vPRwEtwzBsLXBkk8tTcYOtHOBSHleywL1S4tP8vtHU/s320/expo1.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Gli occhi dei fratelli lontani quando incrociano i nostri,<br />
i volti pensosi degli studenti nel Padiglione Zero,<br />
la fatica dei docenti nello spiegare e fare capire,<br />
i sorrisi dei volontari disponibili ad aiutare, <br />
lo zoppicare degli anziani determinati a vedere,<br />
l'andirivieni incessante dei passi sul decumano,<br />
lo spalancarsi degli sguardi davanti all'albero della vita,<br />
l'annusare spezie, profumi, odori, che nessuna virtualità, mai, riuscirà a rendere interi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5tX2AzLtAUYu9UBwy3nsOVYuFNgHdsU5V1QyaxN9ztrGUoKujajU7TjKnd10UjXGIl-rc9bPGevri71X0thpAUsaSNycneWzfT5uFSWPlxfyEjT0Pd_PO3T_FGLcIprE_OFeWRYa2cG8/s1600/expo2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5tX2AzLtAUYu9UBwy3nsOVYuFNgHdsU5V1QyaxN9ztrGUoKujajU7TjKnd10UjXGIl-rc9bPGevri71X0thpAUsaSNycneWzfT5uFSWPlxfyEjT0Pd_PO3T_FGLcIprE_OFeWRYa2cG8/s320/expo2.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
E le architetture ardite, partorite dalla mente umana,<br />
le luci della sera che accendono il luna park del mondo,<br />
le iperconnessioni e i rimandi e il libero gioco dell'intelletto,<br />
la storia dell'uomo, mirabilmente simile ovunque, a qualunque latitudine, in qualunque tempo,<br />
la fantasia e la creatività nel costruire i percorsi,<br />
gli oggetti piovuti da ogni parte del mondo, frutto delle mani di uomini e donne lontani, eppure vicini.<br />
<br />
Siamo uno, ma non siamo gli stessi, e dobbiamo sostenerci a vicenda. <span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}"> </span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Quanti
siamo.Quanta dignità abbiamo.</span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Tutti lavoriamo. Amiamo. Soffriamo.</span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Esprimiamo la nostra gioia
e la nostra pena di essere vivi.</span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Creiamo arte, bellezza, cibo, cultura, emozioni.</span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Forgiamo sogni, che spiccano il volo dalle nostre mani, e arrivano dove mai avremmo osato.</span></span><br />
<br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Perché
siamo api operaie, tutte. Anche quelle che pensano di essere regine.</span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">E,
quando finiremo noi, finirà questo grumo di acqua terra sangue e idee
che chiamiamo mondo.</span></span><br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption" data-gt="{"timeline_og_unit_click":"1","app_id":"124024574287414","action_type_id":"282366618453208","object_type":"instapp:photo","unit_id":"447280888645770","og_ref":"ogexp","is_intentional":"1"}">Intanto, continuiamo questo sogno che chiamiamo vita.</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-qQrrmDztN6VKvNc-VsMTrumub9uWch4BQxa6wPoc_AERWM7QoStZZ1ij30Qe2reh8xUv-5yJlTF6eR8Og2tq98PfD96-kHPlX0R1ziiatjN4C_HyU0reyaPJgpIIPbQl3b_B1_n5pjU/s1600/expo3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-qQrrmDztN6VKvNc-VsMTrumub9uWch4BQxa6wPoc_AERWM7QoStZZ1ij30Qe2reh8xUv-5yJlTF6eR8Og2tq98PfD96-kHPlX0R1ziiatjN4C_HyU0reyaPJgpIIPbQl3b_B1_n5pjU/s320/expo3.jpg" width="320" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5tX2AzLtAUYu9UBwy3nsOVYuFNgHdsU5V1QyaxN9ztrGUoKujajU7TjKnd10UjXGIl-rc9bPGevri71X0thpAUsaSNycneWzfT5uFSWPlxfyEjT0Pd_PO3T_FGLcIprE_OFeWRYa2cG8/s1600/expo2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-65576612990232626392015-10-16T17:13:00.001+02:002015-10-16T17:13:18.659+02:00Orient_arsi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqBEr7sFFrwx5koh3fKXQjqstl-A-TghjhrVoSB1cgmXk9N95nz5LM1whC3OTrLqM7ob2p3MveIMb_AJf-Q4TkjJyY1lwVPxnOJvKNw9dALzQLcMYrJtp4_mQjsueu6sUmsfIiAoAzVFM/s1600/20151016081223.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqBEr7sFFrwx5koh3fKXQjqstl-A-TghjhrVoSB1cgmXk9N95nz5LM1whC3OTrLqM7ob2p3MveIMb_AJf-Q4TkjJyY1lwVPxnOJvKNw9dALzQLcMYrJtp4_mQjsueu6sUmsfIiAoAzVFM/s320/20151016081223.jpg" width="240" /></a></div>
Migliaia? Sì, credo migliaia. Jeans, Converse, zaini, piumini, brufoli e occhiali.<br />
Migliaia a cercare di capire, a immaginare il futuro. Hanno tredici anni, hanno diciannove anni, hanno l'età delle scelte. Tutti in una fiera, che si chiama con un nome inglese perché fa giovane. Nella fiera si vende il futuro. Negli stand non circola moneta, non ci sono bancomat né contanti. Nell'aria c'è attesa, tensione, voglia di capire, e fluttuano domande, dubbi, richieste.<br />
<br />
Ci sono i ragazzi studiosi, che ti frugano negli occhi, a cercare una conferma, e ascoltano annuendo, certo, sì, il metodo di studio, e i compiti, l'impegno, l'organizzazione, ma c'è tempo per fare tutto?, e posso continuare il basket il pianoforte il volontariato?, imparare a imparare, ma quante ore si fanno di matematica? e il latino a cosa serve?<br />
<br />
Ci sono i ragazzi che fingono di non essere studiosi, perché fa figo, e arrivano sbruffoni, fanno battute, ma io non sono un secchione, figurarsi, voglio studiare il meno possibile, ma c'è il gruppo sportivo?, ma intanto guardano il quadro orario e prendono l'opuscolo, ché non si sa mai.<br />
<br />
Ci sono i genitori ansiosi, arrivano prevenuti, ma una mia amica mi ha detto che, ma è vero che ne bocciano tanti?, ma i professori sono di ruolo? e la mensa, la mensa c'è?, e intanto studiano le parole, le soppesano, incerti se credere alla prima impressione o cedere ai pregiudizi.<br />
<br />
Ci sono i futuri universitari, arrivano sicuri di sé, o forse millantano sicurezza, ma in realtà hanno una paura fottuta del futuro. Gliela si legge negli sguardi, l'inquietudine ormonale di chi sta stretto nei panni dell'adolescente, ma quelli dell'adulto gli stanno ancora larghi, e adottano gesti maturi senza convinzione, per imitazione, sperando in un miracoloso processo di osmosi.<br />
<br />
E ci siamo noi, al di qua degli stand, a cercare un equilibrio fra realtà e illusione, fra verità e menzogna, fra la scuola che vorremmo e quella che viviamo, fra il sogno e l'augurio. Non mentiamo, no, quando diciamo "vedrai che ti troverai bene", perché lo pensiamo davvero, ed è immensamente bello vedere sorridere il futuro dentro quegli occhi, almeno per un momento, almeno nei desideri.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/KBjTqiwBG0U/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/KBjTqiwBG0U?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
Loro, noi, uniti dalla speranza. Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-16767027566231491862015-09-20T22:18:00.004+02:002015-09-21T20:25:11.866+02:00Il giradischi"Mamma, ma quando fai sistemare il lettore per i vinili?" -<br />
"Cosa? Vuoi dire il giradischi? O il piatto per gli LP, i 33 giri, gli album?" -<br />
"Sì, quello...è lì da quando sono nata, ma non lo hai mai usato..."<br />
<br />
Non è lì da quando sei nata. E' con me da molto prima. Uno stereo non compatto, due casse, un piatto, un amplificatore, una radio analogica, con le rotelle e la luce che illumina le stazioni, un mangiacassette e due piastre, in modo da registrare le cassette che mi prestavano, e anche i dischi, ovviamente.<br />
Comprati tutti con i risparmi dei miei primi lavori, assemblati con cura, facendomi aiutare da un amico audiofilo. Quando ho cambiato casa, ho costruito la libreria in funzione di dove avrei potuto sistemare i miei gioielli. Aspettavo che la casa fosse vuota, per mettere sul piatto a tutto volume la musica che amavo, non solo rock, ma anche classica. E restavo lì, occhi chiusi, sdraiata sul divano, a lasciare che il mio corpo assorbisse le onde, ci si immergesse dentro, nuotasse nel suono, e riemergesse corroborato.<br />
<br />
Poi, è arrivato il tempo del poco tempo da dedicare all'ascolto. Poi, è arrivato il tempo della musica liquida, dei cd, degli mp3, dell'ipod e del pc.<br />
<br />
Ma il tempo è circolare, e le onde tornano. Così, il giorno del tuo quindicesimo compleanno, un amico arriva a casa, e rimette in sesto il piatto, l'amplificatore, le casse, la radio. Il mio regalo di compleanno per te.<br />
E ti insegno i gesti che credevo di aver cancellato per sempre.<br />
Estrarre il disco dalla custodia, con delicatezza, tenendolo per i bordi, con la punta delle dita.<br />
Metterlo sul piatto, azionando la leva della puntina.<br />
Alzare il volume dell'amplificatore.<br />
Durante l'ascolto, aprire la custodia, così bella, vivace, creativa, e leggerci dentro i testi, ammirare le foto, scoprire nomi e collaborazioni. <br />
Quando una facciata è finita, girare il disco dal lato A al lato B.<br />
Scegliere la traccia individuando il solco più scuro e spesso.<br />
Ad ascolto concluso, togliere il disco con altrettanta delicatezza, riporlo nella custodia, e scegliere con cura un altro disco.<br />
<br />
La lentezza, l'attenzione, il rispetto per un'opera d'arte. Occorre avere tempo, per tutto questo. Tempo solido, concreto, per immergersi nelle onde sonore provocate da un disco di vinile.<br />
<br />
E tu, come primo disco, scegli questo:<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Q6WJwWLZJyg/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Q6WJwWLZJyg?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<br />
Ti distendi sul divano, ti guardo; e il tempo si riavvolge. Non sei più tu, ma sono io, la figurina distesa che ascolta con la custodia del disco in mano, leggendo attenta testi e note. E tutti quegli anni in mezzo si sbriciolano, in minuti frammenti sonori.<br />
<br />
Un vecchio amico, quando lo ritroviamo, è come se ce lo fossimo sempre tenuto vicino. E il discorso riprende, naturale.<br />
Tùffati anche tu in queste onde. Ricominciamo a nuotare.<br />
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-13105312144754384202015-09-13T20:59:00.002+02:002015-09-13T21:10:46.657+02:00Sogna, ragazzo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/4ew2dO7gLIw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/4ew2dO7gLIw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
Quanti anni sono passati, da quando ho scritto<a href="http://scuolapasta.blogspot.it/2011/09/primogiorno.html" target="_blank"> queste righe</a>? Quattro? Mi sembrano quattro giorni, ragazzo.<br />
Intanto, tu hai corso, sofferto, studiato, suonato, letto, viaggiato con o senza me, baciato, corso, e soprattutto vissuto. Hai scritto qualche strofa di poesia, di nascosto, la notte, immaginandoti adulto, o forse lo eri, lo sei già. Hai sognato e sperato, e ti sei trovato dentro ai tuoi sogni, e hai capito che potevano diventare realtà.<br />
Io? Io ti ho visto correre, soffrire e viaggiare. Ho sbirciato nei fogli della tua poesia, con il pudore antico che mi sono scoperta dentro, e che deve essere eredità inconsapevole. Ho taciuto e parlato, quando il cuore mi dettava le parole, per non sentirmi dentro quel peso, il terribile peso del rimorso.<br />
<br />
E ora? Ora ti guardo correre verso il tuo ultimo primo giorno di scuola. Vedo attraverso la tua anima inquieta, carica di libri, ma anche di amore. Ricca di amici che quattro anni fa non avevi. Ricca di uno sguardo di giovane donna che ti ha illuminato i giorni. Il tuo passo è un volo leggero, il tuo sorriso è un abisso di promesse.<br />
Questa è a volte la vita: onde immense che si frangono contro piccoli scogli; eppure l'uomo sta. fragile, ma forte.<br />
<br />
Ti lascio andare, ti guardo volare verso il tuo ultimo primo giorno. Entrare nei tuoi sogni, sarebbe come violarli. Però, però, vorrei vederti realizzarli. Almeno qualcuno. Almeno i più belli.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaqJlrhTl7854PV23wVoJlmk-EliYcCp6w6wAPRCu_MLGe_6rUzyvKwlYndWVZrdLgEyy5bJWSSXGk-LIQkgfPBJmAzOGU7BengJQrqYTdqPMmn0rHvdxlz4uBIKl9MTdGa7TKUHgiKAM/s1600/giosar.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaqJlrhTl7854PV23wVoJlmk-EliYcCp6w6wAPRCu_MLGe_6rUzyvKwlYndWVZrdLgEyy5bJWSSXGk-LIQkgfPBJmAzOGU7BengJQrqYTdqPMmn0rHvdxlz4uBIKl9MTdGa7TKUHgiKAM/s320/giosar.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-18348556520634525382015-05-30T09:28:00.002+02:002015-06-02T20:52:04.382+02:00Take it easy, Brother JacksonIn punta di piedi sei entrato nella nostra vita.<br />
Un consiglio di un amico, una sera, quando vedere la televisione aveva un senso, perché trovavamo amici che ci mettevano in tasca un disco, dicendoci "ascolta questo, a me piace, penso possa piacere anche a te", così, per amicizia, senza calcolo.<br />
In punta di piedi, la tua voce.<br />
Sommessa, discreta, così lontana dalle urla di quei tempi arrabbiati, la tua voce ci cantava, senza decantarla, la nostra età. Straordinariamente coetanea, la tua voce dava voce alle nostre stesse incertezze, ai sogni e ai rimpianti. <br />
Da te abbiamo imparato ad accettare la sconfitta, a reagire con dolcezza, a non arrenderci mai. E abbiamo seguito il tuo sentiero di coerenza e impegno, guardandoti da lontano, incrociandoti dal vivo qualche volta, sempre considerandoti un punto fermo. Bob, Neil, Bruce, Warren, e te, Brother Jackson, il fratello maggiore che avremmo voluto.<br />
<a href="http://www.mescalina.it/musica/live/27/05/2015/jackson-browne" target="_blank">http://www.mescalina.it/musica/live/27/05/2015/jackson-browne</a><br />
<br />
<br />
La nostra città è un po' ruvida, ma qualcosa di buono ce l'ha. Un teatro bello e sontuoso, che tu vorresti anche in America, se non fosse che non si può costruire in serie, dici. E questo teatro ti accoglie sorpreso, mentre entri, in punta di piedi, a luci accese, come chiedendo permesso. Nessun annuncio roboante, fumi, raggi laser, sigla hollywoodiana. Solo tu, e i tuoi compagni musicisti.<br />
<br />
In punta di piedi, la tua chitarra disegna accordi nell'atmosfera della sala, e intreccia una rete da cui pochi vogliono liberarsi. E' la rete di una vita, e una vita che ha lasciato i segni, sul tuo volto, sui tuoi capelli, sulla voce, forse anche nella tua anima. Noi ti abbracciamo, con affetto; l'affetto non si può misurare né contenere, qualcuno esagera, scusaci, siamo così contenti di rivedere la tua faccia sorridente stasera, che vorremmo trattarti come il nostro juke box personale, chiederti i pezzi che hanno segnato la nostra vita, parlarti e ringraziarti.<br />
<br />
Tu invece sembri emozionato, preoccupato. Ti senti stanco per il cammino, non ti sembra di darci a sufficienza, ti sembra strano che conosciamo Woody Guthrie, o che riconosciamo le tue canzoni al primo accordo, che il tuo mondo e il nostro siano rimasti così coesi, vicini, simili. Sembrate arresi, indifesi, tu e la tua chitarra, e i sogni che custodisci nel cuore sgorgano lentamente, quasi con fatica.<br />
<br />
Ecco, Brother Jackson. Rilàssati. Sappiamo il suono che hanno fatto i nostri passi in volo; abbiamo dovuto lottare, e combattere per non dimenticare compassione e comprensione. Potremmo ridere di te, e di noi, che ci ostiniamo a seguire quel percorso. Ma continuiamo a sorridere, così luminosi e chiari. Vorremmo prendere la tua mano, e dirti take it easy, it's alright, ti capiamo, abbiamo anche noi i tuoi dubbi, e quei rimpianti, eccome se li conosciamo, ma, no, che non molliamo, e sappiamo cosa prendere, e cosa lasciare.<br />
<br />
E tu, che hai sempre avuto le antenne dritte sui cuori di chi ti segue, lo capisci, alla fine. No, non cambi la scaletta, ma metti nel saluto tutta l'energia possibile, come un maratoneta arrivato nello stadio. Ti guardi attorno, sorridi a noi, stretti sotto il palco, a cantare e saltare e ridere con te, arrivato dopo un lungo cammino, attraverso il deserto, per trovarci qui, nel sole di questo teatro, a riscoprire il senso del viaggio.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/P3L8OIVI68I/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/P3L8OIVI68I?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
E vogliamo crederci, che non siano le solite parole, quando dici "è un posto bellissimo, vorrei tornarci qualche volta". La tua mano sul cuore non mente.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvVPUHukZqOav9wmenGKAMfkeEdV22Q_xltHWFsHd3z7SuNBrdnElQ0GHAgzyuQqT2AnSJ8TypM4_Pxbn85vk_IDaBZTgW8bWLEeDXtt2bnBMFESMAs_LKsoofohHETAzdSVRttiOxIHA/s1600/jb.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvVPUHukZqOav9wmenGKAMfkeEdV22Q_xltHWFsHd3z7SuNBrdnElQ0GHAgzyuQqT2AnSJ8TypM4_Pxbn85vk_IDaBZTgW8bWLEeDXtt2bnBMFESMAs_LKsoofohHETAzdSVRttiOxIHA/s320/jb.jpg" width="320" /></a></div>
Ti aspettiamo, Brother Jackson. Sitting on corner stones, facing our failures. Ma con la forza di guardare al futuro.<br />
<br />
<table align="center" border="0" style="width: 85%px;"><tbody>
<tr><td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
</tr>
<tr>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
</tr>
<tr>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
</tr>
<tr>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td>
</tr>
<tr>
<td class="Normal" valign="top" width="50%"><br /></td></tr>
</tbody></table>
Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-76402277786247383372015-05-26T21:55:00.000+02:002015-05-26T21:55:25.789+02:00These daysVieni qui, figlia, che ti racconto quei giorni.<br />
Erano giorni sospesi e incantati, presi in scacco fra sogno e ipotesi, con la realtà che si faceva strada fra i dubbi e le sicurezze.<br />
Erano giorni di amicizie, e radio a scandire il sottofondo delle nostre emozioni, radio libere, ma libere veramente, e in mezzo noi, e i nostri discorsi pesi o leggeri, l'impegno e il solco di una coerenza solo immaginata.<br />
Erano giorni di musica, nuova, che veniva da lontano, che più lontano non si poteva. La chiamavano West Coast, ed era così sorprendente seguire il fratello Jackson che cantava i tuoi stessi dubbi, e le paure, e le emozioni, così sorprendente, che ti chiedevi come diavolo riuscisse a leggerti dentro, lui, a così tanti chilometri di distanza. A leggere l'inespresso desiderio di appartenere a un solo, grande mondo, a una sola, profonda umanità, a un solo, inquieto modo di essere, di vivere.<br />
Erano giorni di pensieri, di aperture a prospettive inedite, e a quella voglia di cambiare tutto, che hai voglia a dire che ce l'hanno tutti i ventenni, ma no, non credere, quei ventenni ce l'avevano più degli altri, perché sapevano di avercela prima di tutti gli altri.<br />
Erano giorni di amore e di abbandoni, di magie e di semplicità, di incanto e di mistero. Giorni di una strada tutta da consumare e vivere.<br />
<br />
Vieni qui, figlia, che ti porto ad ascoltare Brother Jackson.<br />
Forse, al primo accordo, capirai cosa sono stati, quei giorni.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/tPk11AugG4c/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/tPk11AugG4c?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-47132732788314452162015-04-27T15:44:00.002+02:002015-04-27T15:48:08.853+02:00Questo sono io ora: un peso leggero, che sta in una mano<div data-canvas-width="446.31666666666666" style="font-family: sans-serif; font-size: 16.6667px; left: 83.3333px; top: 134.917px; transform: scaleX(1.17762);">
<br /></div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Con la discendenza date sostegno alla stirpe:</div>
<div class="MsoNormal">
volentieri io salpo sulla barca,</div>
<div class="MsoNormal">
perché in tanti dei miei si prolungherà il mio destino...</div>
<div class="MsoNormal">
Ora a te io raccomando il dono comune dei figli:</div>
<div class="MsoNormal">
quest’ansia vive inconsunta nelle mie ceneri.</div>
<div class="MsoNormal">
Fa’ loro anche da madre, tu che sei padre:</div>
<div class="MsoNormal">
la mia frotta di figli ora dovrai portarla tutta al collo tu
solo.</div>
<div class="MsoNormal">
Quando li bacerai piangenti, aggiungi i baci della madre:</div>
<div class="MsoNormal">
il peso di tutta la casa d’ora in poi graverà su te solo.</div>
<div class="MsoNormal">
E se avrai voglia di piangere, fallo quando sono lontani!</div>
<div class="MsoNormal">
Quando verranno, </div>
<div class="MsoNormal">
con asciutte guance illudi i loro baci!</div>
<div class="MsoNormal">
A tormentarti per me ti bastino, Paolo,</div>
<div class="MsoNormal">
le notti e i sogni in cui crederai spesso di ravvisare il
mio volto;</div>
<div class="MsoNormal">
e quando nel segreto parlerai alla mia immagine,</div>
<div class="MsoNormal">
parlami come s’io potessi risponderti.</div>
<div class="MsoNormal">
Se però la casa vedrà un nuovo letto</div>
<div class="MsoNormal">
e una prudente matrigna si assiderà nel mio talamo,</div>
<div class="MsoNormal">
approvate, figli, e accettate le nozze del padre:</div>
<div class="MsoNormal">
essa s’arrenderà vinta dalla vostra dolcezza.</div>
<div class="MsoNormal">
Non lodate troppo la madre:</div>
<div class="MsoNormal">
confrontata alla prima, essa vedrà un’offesa</div>
<div class="MsoNormal">
nelle vostre imprudenti parole.</div>
<div class="MsoNormal">
Ma se, nel ricordo di me, egli resterà fedele alla mia ombra</div>
<div class="MsoNormal">
e penserà che di tanto sian degne le mie ceneri,</div>
<div class="MsoNormal">
fin d’ora imparate ad accorgervi della vecchiaia che per lui
giunge:</div>
<div class="MsoNormal">
per l’uomo che è solo nessuna via resti aperta agli
affanni...</div>
<div class="MsoNormal">
Va tutto bene: </div>
<div class="MsoNormal">
mai, come madre, io ebbi a prendere il lutto:</div>
<div class="MsoNormal">
alle mie esequie è venuta tutta la schiera dei miei figli.</div>
<div class="MsoNormal">
È perorata la mia causa.</div>
<div class="MsoNormal">
Alzatevi voi che mi piangete, testimoni,</div>
<div class="MsoNormal">
mentre grata la terra mi rende il compenso per la mia vita.</div>
<div class="MsoNormal">
Alla mia virtù s’aperse anche il cielo:</div>
<div class="MsoNormal">
ch’io sia degna, per i miei meriti,</div>
<div class="MsoNormal">
che la mia ombra navighi sulle acque dei pii.</div>
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<br />
<br />
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si inumidiscano. Che venti diciottenni si turbino al pensiero del dolore, del
rimpianto, della nostaglia. Ognuno ricorda un lutto vissuto, teme un dolore
futuro, si emoziona per una perdita lontana nel tempo e nello spazio, eppure
così potentemente reale, immediata, vicina.<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
Properzio è l'esile filo che ci lega tutti insieme, in
questa mattina di pioggia. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ed è giusto, e umano, asciugarsi le lacrime.</div>
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Devo questo tipo di mio antifascismo a mio nonno Francesco, operaio in Ticosa, che ha sempre rifiutato di prendere la tessera del PF; a mio nonno Eugenio, imprenditore, che ha rifiutato di fare affari coi tedeschi; a mia nonna Margherita, maestra, che faceva leggere il Vangelo nelle pagine delle Beatitudini (beati gli operatori di pace...); a mio zio Emilio, salito in montagna a fare il partigiano; a mio zio Antonio, marinaio a Supermarina e disertore.<br />
Devo a loro la mia educazione al rispetto. E credo ancora che l'antifascismo non abbia colore ideologico, ma un solo colore etico: quello della radice profonda dell' Humanitas, che cerco di realizzare in ogni momento della mia vita, non solo il 25 aprile.<br />
<br />
<br />
Homo sum: humani nihil a me alienum esse puto. Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-18498615889679437372015-03-07T15:11:00.002+01:002015-03-07T15:11:31.429+01:00Rocking rocket chairs. Fra Rewind e FastForward<b>REWIND</b><br />
In principio era questa:<br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/KElXy0Ad1mw" width="420"></iframe><br />
<br />
Ed in principio erano i vent'anni, l'epica del r'n'r, la scoperta di una mitologia che il Far West è niente al confronto: freeway, freedom, free, nel senso di gratis, perché free erano le emozioni elargite a piene mani dalle onde captate dall'antenna TV di casa.<br />
Ed erano America, riff di elettrica, e basso e batteria a segnare i chilometri fra la musica e il cuore, ogni volta più vicini, e una voce quasi nera, e quel tappeto di note dell'Hammond. Bastava poco per sentirsi nel New Jersey, con la Corvette stipata e pronta a viaggiare verso Ovest, che è poi la direzione di tutti i viaggi nati per perdersi e trovarsi.<br />Erano notti a parlare e sognare, progetti senza brevetto né autorizzazione, a costruire l'impalcatura del nostro futuro. Ma tutto, purché fosse con la musica fuori, sotto,dentro e oltre.<br />
Erano giorni a farsi spazio in un mondo che non sentivamo (ancora? più?) nostro. Ma tutto, purché fosse con una musica come quella in testa.<br />
<br />
Poi, lunghi anni di testa bassa e pedalare su un sentiero in salita, a respirare quando ci sembrava che ci fosse almeno un falsopiano, e sempre senza guardare oltre, in alto, altrove, per timore di non vedere niente. Ma sempre, aggrappati ai manubri dei ricordi e di quei sogni, che forse non si sono avverati, ma che bello, sentirli ancora nostri.<br />
E il ritmo del tempo scorre, anche senza che lo vogliamo, né che ce ne accorgiamo. Amici scivolano via, altri restano nel cuore, altri li troviamo per strada, annusandoci simili, con guardinga circospezione.<br />
<br />
Finché un venerdì sera, dopo una settimana a pedalare senza quasi respirare, arriva un brandello di senso.<br />
Arriva una sedia a dondolo, su cui ci culliamo nel ricordo del passato, che a un certo punto diventa un razzo, su cui partire, senza paura, per vedere Milano e la nostra vita dall'alto, e intuire che sì, dopotutto, la strada ci chiamerà sempre, purché la sappiamo ascoltare.<br />
<br />
E ora è questa:<br />
<br />
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<br />
<b>FASTFORWARD</b><br />
E tutti gli anni a venire, old rockers busted, che si ostinano a vivere free, convivendo con rughe, capelli bianchi o assenti, acciacchi e pensioni che non arrivano. Ma che non si arrendono, finché la strada chiamerà, e finché ci saranno un basso e una batteria a pompare sangue, un sax a soffiare emozioni, una voce a tirare fuori l'anima, un piano a disegnare sogni e una chitarra a ricamarli.<br />
Perché i Rocking Rocket Chairs, quando tornano, è per sempre. E perché quando tornano, ci siamo noi a vivere il sogno con loro.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-2192622100854269692015-02-21T17:16:00.001+01:002015-02-21T19:14:46.051+01:00La lezione che non ti aspettiLa lezione che non ti aspetti è quella che ti danno i tuoi pari, o più giovani di te. Quella a cui non sei preparato. Quella che ti inocula un antidoto contro l'apatia, i pregiudizi, gli stereotipi. <br />
<br />
Sei lì, con i tuoi dreadlocks e i piercings e i tattoes, lì, con la tua giacca e cravatta e occhiali cerchiati d'oro, lì, con i pantaloni col risvoltino e la barba curata, lì, con i capelli bianchi e la borsetta. Sei lì, seduta composta su una sedia, lì, semisdraiato sul pavimento, lì, curvo sullo smartphone, lì, col quotidiano sottobraccio. Sei lì, insomma, che aspetti di vedere (vedere? ascoltare? dire di aver visto o ascoltato?) un disegnatore di fumetti, e un cantautore, incrociare le loro idee, in una serata in cui saresti stato volentieri a casa a stirare, o al bar a bere, o in giro con gli amici. E ti aspetti di divertirti, di vedere e dire di aver visto. Curiosità, interesse, voglia di vedere ed essere visto.<br />
Sei lì, e pensi di conoscere, di sapere, di avere già capito o saputo. Pensi di aver già consumato il personaggio, come divori un panino dal Mac, o un tofu al vegano, o l'arrosto di mamma. Ti aspetti che dica quello su cui sei d'accordo, con il tono e le parole che desideri, e che non ti scomodi troppo, anzi, per niente.<br />
<br />
Invece.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
Invece c'è Filippo Andreani che dice che Michele Zerocalcare Rech è una persona perbene. Ed è terribilmente serio. E Michele annuisce, ringrazia, ricambia. E tu sei lì, con le tue belle certezze che si sbriciolano, e credi che scherzino, e invece no, che non scherzano, lui ha proprio detto così, e l'altro l'ha pure ringraziato. Gli sguardi non mentono, sono netti e chiari, come il tratto di pennarello di Michele, come la voce di Filippo quando canta che non si arrende.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Due persone perbene che dicono di essere cresciute col punk, di avere legami coi centri sociali, ma anche che la satira non deve insultare le religioni, e che la dimensione della tribù è l'unica in grado di fare resistere ed esistere le persone. Che dicono che l'amicizia è il solo valore fondante, e che avere opinioni, e affermarle, è l'unico modo per essere coerenti nel tempo. Che non si limitano a condannare la guerra, ma ci vanno, nei posti dove la guerra si fa, che non si limitano a rimpiangere chi non c'è più, ma prendono carta, chitarra e penna, e scrivono di chi non c'è più.<br />
<br />
<a href="https://www.blogger.com/%3Ciframe%20width=%22560%22%20height=%22315%22%20src=%22https://www.youtube.com/embed/iV2vIkDpG7k?list=PLs_5hx1Z6E2MVZQ3QhJ7mCtX4hwsFZuyj%22%20frameborder=%220%22%20allowfullscreen%3E%3C/iframe%3E"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/iV2vIkDpG7k?list=PLs_5hx1Z6E2MVZQ3QhJ7mCtX4hwsFZuyj" width="560"></iframe></a><br />
<br />
Due persone perbene che non fanno perbenismo, due persone buone che non fanno buonismo, un punk che però è streight edge, un ultrà che però ha una figlia di un anno, il mazzo dei tuoi fottuti pregiudizi si spariglia, e tu sei lì, e impari.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6SNoVxUWYF-tSbRiRwOjcuj-P7JSAQGSQ_KkKVywMZ8pT8DfW3IX4SqBmKeziSLa38F_4quPY8O_XvbVoqSZWnooP7X5l1kmDFAQbn42oZhp0ewSyZhKK6zMDBCb57TigK1taxUeSLBk/s1600/ff.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6SNoVxUWYF-tSbRiRwOjcuj-P7JSAQGSQ_KkKVywMZ8pT8DfW3IX4SqBmKeziSLa38F_4quPY8O_XvbVoqSZWnooP7X5l1kmDFAQbn42oZhp0ewSyZhKK6zMDBCb57TigK1taxUeSLBk/s1600/ff.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
Impari dal basso, anche se non sei seduto per terra. Impari nudo, anche se hai un vestito di marca. Impari daccapo, anche se sei laureato o peggio.<br />
Impari che l'umiltà, e il rispetto, non si comprano con i soldi, o con il matrimonio, con la laurea o con una diffida allo stadio. Sei lì, e impari, in silenzio. E, come sempre succede quando hai l'umiltà di imparare, alla fine ringrazi, e te ne vai, in silenzio.<br />
E Filippo ti abbraccia.<br />
E Michele ti risponde "Ahò, grazzie a tté!".<br />
La lezione, adesso, si deve ripetere. Con parole tue. Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2185237292026090249.post-34428005351153916162014-12-06T16:01:00.004+01:002014-12-06T16:01:39.701+01:00I desideri della notte di Sante Nicola<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx2-gaZnpNv4G20x6E0GmBxocEwt6eysct3wqcDGdqScNVt1iq7-lk6haMP8wKT5AoIwTTa_nFrCtAYl5gj-a5w8n3Vffxye5fWi4uzdq5Wtn_FBDFWlzv5yCw3T61KL5nOjdXjUz4bFU/s1600/vv.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEger4Q19ST2rxsU3AwiAfclC7maxepNMkfLPDWZ5O3Sk5fubb9GDJxlU6tdfGaawPUbjd3B-NwPHylo7zsC8H6X7l0iOJCsz-Jqac9f6v1phOi9Ub3bUib7kXQSAQjYM71f6YzKSXzM_sY/s1600/vc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEger4Q19ST2rxsU3AwiAfclC7maxepNMkfLPDWZ5O3Sk5fubb9GDJxlU6tdfGaawPUbjd3B-NwPHylo7zsC8H6X7l0iOJCsz-Jqac9f6v1phOi9Ub3bUib7kXQSAQjYM71f6YzKSXzM_sY/s1600/vc.jpg" height="320" width="191" /></a></div>
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<br /><span class="timelineUnitContainer"></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx2-gaZnpNv4G20x6E0GmBxocEwt6eysct3wqcDGdqScNVt1iq7-lk6haMP8wKT5AoIwTTa_nFrCtAYl5gj-a5w8n3Vffxye5fWi4uzdq5Wtn_FBDFWlzv5yCw3T61KL5nOjdXjUz4bFU/s1600/vv.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx2-gaZnpNv4G20x6E0GmBxocEwt6eysct3wqcDGdqScNVt1iq7-lk6haMP8wKT5AoIwTTa_nFrCtAYl5gj-a5w8n3Vffxye5fWi4uzdq5Wtn_FBDFWlzv5yCw3T61KL5nOjdXjUz4bFU/s1600/vv.jpg" height="320" width="240" /></a>"Fate attenzione a quello che desiderate...capace che magari poi si avvera..."<br /><br />Sante
Nicola, protettore delle vittime dei propri errori, protettore del
debole fuoco che proviene da qualche parola d'amore, da qualche nota
dispersa nel deserto delle nostre esistenze, fuoco che non brucia, ma
scalda l'anima, nel freddo di una notte di dicembre.<br />Sante Nicola,
santo trafugato, vilipeso, preso in giro, generoso, ascolta, segue,
protegge, e, quando può, nella sua notte, provvede a risarcire i cuori
malati di vita, o di qualche malattia alla vita connessa, rischio, pegno
da pagare per non trascorrere giorni nell'indifferenza e nell'apatia.<br />Sante
Nicola, anima transumante, amico dei viandanti, che non si rassegnano a
cedere alla sofferenza e alla durezza del cammino, ma proseguono,
nonostante tutto, armati di pazienza e passione.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTxS9louUKwFXLfBFwLIow92MRhRjw_8Q21uPVa0yWzUrnWy82EBPHkxoXWPsnT17XdOGpwcgcbdIsEF9JukYuCkiqp4QPFfR76MyF9T6AxxyRvsbT6MWYhJ_LRN1xwpEfC9NYzbEfWFY/s1600/m.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTxS9louUKwFXLfBFwLIow92MRhRjw_8Q21uPVa0yWzUrnWy82EBPHkxoXWPsnT17XdOGpwcgcbdIsEF9JukYuCkiqp4QPFfR76MyF9T6AxxyRvsbT6MWYhJ_LRN1xwpEfC9NYzbEfWFY/s1600/m.jpg" height="240" width="320" /></a><br />La notte di
Sante Nicola ha visto raccolti su un palco tre malati di Parkinson, ma
soprattutto di vita; un pugno di artisti, a sostenere la lotta per
vincere la malattia; duecento persone in platea, a donare il loro
contributo. Ed è stata magia, e meraviglia, intreccio di chitarre, a
sparare note di speranza come da mitragliatrici buone, a ricamare su
voci che raccontavano storie di forza e resistenza, amore e amicizia,
dolore e speranza. Ed è stata felicità, dell'unica concessa a noi
mortali, felicità di attimi, sospesi nell'atmosfera, silenziosi e
profondi. Ed è stata consapevolezza di vivere istanti unici, e di
scoprire che unici sono tutti i singoli istanti che si vivono, quando la
vita è come dovrebbe essere sempre.<br /><br />La notte di Sante Nicola,
nel suo spegnersi nell'alba, ha visto incontrarsi anche due persone
speciali, uno che approdava alla casa dell'altro come a un porto sicuro,
e l'altro che aspettava da anni quel ritorno. I desideri, per una
notte, si sono avverati, ricomposti miracolosamente, come le tessere di
un mosaico strambo, impreciso e magnifico, perché pulsante della vita,
dei destini e delle speranze di persone che non hanno mai rinunciato mai
a sognare. Perché i desideri, capace che magari poi si avverino.
Nonostante, o forse grazie, ai nostri errori.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-xndgSu-xajk/VIMaJj0cWPI/AAAAAAAAB8U/QgjtoBQ8oDA/s1600/cic.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-xndgSu-xajk/VIMaJj0cWPI/AAAAAAAAB8U/QgjtoBQ8oDA/s1600/cic.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
Laurahttp://www.blogger.com/profile/03580250680523218741noreply@blogger.com0