la piccola donna saliva le scale della sua casa, e fra un pianerottolo e l'altro faceva oscillare la borsa di carta con dentro un libro, e dentro il libro, su una pagina bianca, due parole e una firma.
la piccola donna saliva le scale, ma non faceva fatica.
aveva appena parlato a Paoloconte. dopo una trentina d'anni di ascolti e sogni, dopo una serie di concerti, l'ultimo dei quali il giorno prima, dopo aver intrecciato i suoi ricordi più intimi alle sue note, si era fatta largo in mezzo alla timidezza e alla gente in cerca di una foto improbabile, e gli aveva porto il libro, piantandogli gli occhi negli occhi e scoprendoli sorprendentemente chiari e giovani.
'la ascolto da quando ho orecchie e cuore...grazie, davvero'.
e Paoloconte, nel mezzo della timidezza e della gente, le aveva risposto: 'no, grazie a lei', con un sorriso che scivolava lungo tutto il pentagramma della sua vita, la sua e quella della piccola donna.
la piccola donna apriva la porta del suo appartamento di periferia, così lontano dalle atmosfere esotiche del Mocambo, così vicino a quelle di Stradella. era domenica sera, appunto.
ma nel cuore risuonava l'eco del concerto impeccabile della sera prima.
ma nel cuore risentiva le parole della sua filosofia
ma nel cuore brillavano le lacrime di emozione su questo pezzo
due parole, una firma.
la piccola donna sorrideva. e si sentiva grande.
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