domenica 10 luglio 2011

cenerentola nel castello



cenerentola ha in mano un foglio, su cui c'è scritto il suo nome.
un invito alla festa al castello.
lei desiderava andarci da mesi, ma non sapeva se avrebbe potuto.
c'era una festa speciale, al castello. un menestrello venuto da lontano, e tanti amici che sarebbero accorsi a sentire le sue ballate, amici che non vedeva da mesi, amici che non aveva neanche mai visto, ma di cui aveva letto il cuore per anni.


l'invito l'aveva resa felice, e aveva sognato quel momento, come si sogna da bambini, con l'abbandono e la fiducia dei bambini.
col foglio in mano, entra nella corte.
ci sono dame e cavalieri, ognuno con la maglia della sua tribù: dal minnesota, dal new jersey, dal canada, da correggio.
lei no, non ha voluto. una semplice maglia nera, sopra una maglia bianca, i non colori che ricapitolano tutti gli altri, come una lavagna su cui scrivere le emozioni.

la accompagna il suo cavaliere, quello che l'ha liberata dalla torre, anni fa, e che è sempre al suo fianco. e insieme incontrano visi sorrisi strette di mano abbracci baci, mentre la luce docile scivola via dalla corte, e gli insetti si addormentano.

l'attesa è lunga lunga lunga, come le attese dei bambini, impazienti e frementi.
ma, quando il menestrello sale sul palco, inizia la festa.
la musica è illuminata da luci fioche, per non distrarre l'ascolto.
la voce è arrochita, per esaltare le parole.
i suonatori partecipano alla festa, con la sapienza antica dei maestri.
la fisarmonica e il violino colorano di ruggine il nero lucidissimo delle chitarre, mentre tamburi e bassi scuotono i cuori, tanto che neanche le armature dei cavalieri possono nulla contro l'impatto del ritmo, e anche i più coriacei devono cedere all'entusiasmo, al dèmone buono che penetra nei cuori, e li scuote fin nel profondo.

cenerentola trova il tempo per versare una lacrima felice, appoggiata a un albero, mentre il menestrello intona la sua canzone più appropriata, per quella sera:




la corte tace, stupefatta.
lampi lontani segnano il passo del tempo.
anche la pioggia se ne sta fuori dalla magia, rispettosa, perché il miracolo della Bellezza non sia disturbato.

il signore del castello attraversa la corte, testa bassa e sigaro fra le labbra.
non ha tempo per ascoltare. ma sa che i grazie che gli sono stati rivolti sono tutti sinceri.
e tanto gli basta.