Con la discendenza date sostegno alla stirpe:
volentieri io salpo sulla barca,
perché in tanti dei miei si prolungherà il mio destino...
Ora a te io raccomando il dono comune dei figli:
quest’ansia vive inconsunta nelle mie ceneri.
Fa’ loro anche da madre, tu che sei padre:
la mia frotta di figli ora dovrai portarla tutta al collo tu
solo.
Quando li bacerai piangenti, aggiungi i baci della madre:
il peso di tutta la casa d’ora in poi graverà su te solo.
E se avrai voglia di piangere, fallo quando sono lontani!
Quando verranno,
con asciutte guance illudi i loro baci!
A tormentarti per me ti bastino, Paolo,
le notti e i sogni in cui crederai spesso di ravvisare il
mio volto;
e quando nel segreto parlerai alla mia immagine,
parlami come s’io potessi risponderti.
Se però la casa vedrà un nuovo letto
e una prudente matrigna si assiderà nel mio talamo,
approvate, figli, e accettate le nozze del padre:
essa s’arrenderà vinta dalla vostra dolcezza.
Non lodate troppo la madre:
confrontata alla prima, essa vedrà un’offesa
nelle vostre imprudenti parole.
Ma se, nel ricordo di me, egli resterà fedele alla mia ombra
e penserà che di tanto sian degne le mie ceneri,
fin d’ora imparate ad accorgervi della vecchiaia che per lui
giunge:
per l’uomo che è solo nessuna via resti aperta agli
affanni...
Va tutto bene:
mai, come madre, io ebbi a prendere il lutto:
alle mie esequie è venuta tutta la schiera dei miei figli.
È perorata la mia causa.
Alzatevi voi che mi piangete, testimoni,
mentre grata la terra mi rende il compenso per la mia vita.
Alla mia virtù s’aperse anche il cielo:
ch’io sia degna, per i miei meriti,
che la mia ombra navighi sulle acque dei pii.
(Properzio, Elegie, IV, 11)
Properzio è l'esile filo che ci lega tutti insieme, in
questa mattina di pioggia.
Ed è giusto, e umano, asciugarsi le lacrime.
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