martedì 24 febbraio 2009

schignano: i colori del tempo



il mascarun è gonfio di colori e pizzi e nastrini e gale e fiori. passa per il paese pavoneggiandosi col suo ombrellino, insensibile a quanto gli sta attorno. guarda con aria di compatimento il brut, che corre qua e là e s'accascia, poi, stremato, in un angolo, coi suoi stracci e quanto è riuscito a salvare dalla rovina: una valigia sfondata, un pezzo di tubo di scarico, un rottame di grondaia, una lenza con un pesce.
i sapeur, con le loro pelli di pecora, osservano solenni, mentre il sigurtà, dai baffoni prepotenti, cerca di mantenere l'ordine.

tutto attorno, la piccola piazza di un paese di valle, che conserva, scrigno impenetrabile, un carnevale fra i più antichi e simbolici, perennemente in bilico fra sogno e realtà.

brut, mascarun, sapeur, sigurtà, parlano un linguaggio di migliaia di anni, che, appunto, non si esprime con le parole, né con gli sguardi, nascosti da maschere di legno inespressive, ma coi colori, coi gesti, con quello che ora si dice 'il_non_verbale', e che è, da sempre, la lingua dell'ineffabile. della lotta fra sorte e vita. dell'avvicendarsi del destino, che dà e toglie. del trascorrere del tempo.
il cui silenzio si può occultare solo con un campanaccio.
il cui timore si può esorcizzare solo con una maschera.
il cui mistero si può scrutare solo sul fondo di questo lago lontano.

1 commento:

  1. A Schignano sono stato un po' di anni fa ma non per il carnevale (un mio amico era andato ad abitare lì)... bel post, ciao Laura!
    Roberto

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