domenica 10 gennaio 2010

moonchild forever






sant'elvis da tupelo ha fatto la grazia.
l'emicrania è passata giusto in tempo per volare allo spazio teatro 89, un angolo di intelligenza e cultura nell'estrema periferia di milano. il posto giusto per accogliere un gigante. uno di quelli nei cui occhi ci si può perdere, sognando le centinaia di occhi che ha incrociato, e farsi venire le vertigini. quelli di dylan, townes, della mitchell, della baez, di reed o di warhol. uno di quelli con la cui voce si può sognare, perdendosi in emozioni che sfidano il tempo.

sul palco, michele gazich lo accompagna al violino, e si capisce proprio che lo ama, e lo seguirebbe ovunque.
ma c'è un'altra persona che lo ama, e che l'ha già seguito: è la sua donna, inge bakkenes. e la gioia più intensa è scoprire la loro intesa, così profonda e intima, condivisa con tutti noi.




gli sguardi che si scambiano, quei tre, fanno capire che i sentimenti esistono davvero, che possono tracimare oltre il palco e scivolare piano nei cuori di tutti. l'atmosfera è propizia, il pubblico silenzioso ('you're SO quiet...', ci dice lui), l'acustica perfetta, e andersen alterna piano e chitarra, ballads e blues come solcando le onde del mare, sempre tenendo la rotta, con la quieta potenza di una voce appena incrinata dal tempo, e perciò ancora più preziosa.



passano le ore, nessuno se ne accorge. e quando, alla fine del concerto, lui si mescola al pubblico per firmare i suoi cd, incrocio per un momento i suoi occhi.
e certo, che mi ci perdo.