sabato 21 settembre 2013

Tempo e poesia




Una data nel tempo. Finisce l'estate, inizia l'autunno. La poesia filtra nel sole, lo vela di nostalgia e desiderio. Magliette leggere sotto giacche un po' più pesanti, a coprire una pelle che ha ancora bisogno di sole. Mattine più nebbiose, sere sempre più precoci e lunghe ombre. Ricordi e promesse.
21 settembre, una data nel tempo. Due date di nascita. Due nomi. Leonard Cohen, Ivano Fossati.
Il Canada e l'Italia. La poesia e il tempo, e la musica, a cucirli insieme.
Uno, ascetico guru dei sentimenti, voce profonda e sguardo a cercare costantemente il cielo, l'ispirazione, il ritorno a casa. Vita spesa a capirsi e capire, a cercare le parole giuste per dirlo, l'armonia perfetta, a inseguire un'icona sfuggente, una chimera appena sfiorata: il mistero dello spirito, avvitato a spirale su se stesso, ma, anche, aperto, con suprema carità, agli altri, per offrire e offrirsi. Musica come lama di luce che penetra attraverso uno spiraglio, donato dal dio della poesia per incrinare il muro del dolore.



L'altro, intellettuale mediterraneo, innamorato della musica e di tutti gli strumenti con cui farle l'amore. Flauto, chitarra, piano, voce. Un macramé slabbrato eppure coerente, cosciente che la vita è labile, che l'essenziale è invisibile, e che è così difficile dire anche la propria fragilità. Fratello che guarda il mondo con gli occhi di tutti, alla ricerca dell'amore, che, quando ci passa accanto, si deve essere capaci di prenderlo, smettere di scivolare disattenti e iniziare a vivere, dimenticandosi del resto, lasciando perle di poesia sparse negli anni, e permettendo che siano di tutti,  vissute da ciascuno , e comprese, perché l'esistenza di ognuno è immersa nel tempo, che è questo, qui, ora.



In questo tempo incerto, fra estate e autunno, la consolazione della musica. Un dono prezioso.