sabato 21 febbraio 2015

La lezione che non ti aspetti

La lezione che non ti aspetti è quella che ti danno i tuoi pari, o più giovani di te. Quella a cui non sei preparato. Quella che ti inocula un antidoto contro l'apatia, i pregiudizi, gli stereotipi.

Sei lì, con i tuoi dreadlocks e i piercings e i tattoes, lì, con la tua giacca e cravatta e occhiali cerchiati d'oro, lì, con i pantaloni col risvoltino e la barba curata, lì, con i capelli bianchi e la borsetta. Sei lì, seduta composta su una sedia, lì, semisdraiato sul pavimento, lì, curvo sullo smartphone, lì, col quotidiano sottobraccio. Sei lì, insomma, che aspetti di vedere (vedere? ascoltare? dire di aver visto o ascoltato?) un disegnatore di fumetti, e un cantautore, incrociare le loro idee, in una serata in cui saresti stato volentieri a casa a stirare, o al bar a bere, o in giro con gli amici. E ti aspetti di divertirti, di vedere e dire di aver visto. Curiosità, interesse, voglia di vedere ed essere visto.
Sei lì, e pensi di conoscere, di sapere, di avere già capito o saputo. Pensi di aver già consumato il personaggio, come divori un panino dal Mac, o un tofu al vegano, o l'arrosto di mamma. Ti aspetti che dica quello su cui sei d'accordo, con il tono e le parole che desideri, e che non ti scomodi troppo, anzi, per niente.

Invece.




Invece c'è Filippo Andreani che dice che Michele Zerocalcare Rech è una persona perbene. Ed è terribilmente serio. E Michele annuisce, ringrazia, ricambia. E tu sei lì, con le tue belle certezze che si sbriciolano, e credi che scherzino, e invece no, che non scherzano, lui ha proprio detto così, e l'altro l'ha pure ringraziato. Gli sguardi non mentono, sono netti e chiari, come il tratto di pennarello di Michele, come la voce di Filippo quando canta che non si arrende.

Due persone perbene che dicono di essere cresciute col punk, di avere legami coi centri sociali, ma anche che la satira non deve insultare le religioni, e che la dimensione della tribù è l'unica in grado di fare resistere ed esistere le persone. Che dicono che l'amicizia è il solo valore fondante, e che avere opinioni, e affermarle, è l'unico modo per essere coerenti nel tempo. Che non si limitano a condannare la guerra, ma ci vanno, nei posti dove la guerra si fa, che non si limitano a rimpiangere chi non c'è più, ma prendono carta, chitarra e penna, e scrivono di chi non c'è più.



Due persone perbene che non fanno perbenismo, due persone buone che non fanno buonismo, un punk che però è streight edge, un ultrà che però ha una figlia di un anno, il mazzo dei tuoi fottuti pregiudizi si spariglia, e tu  sei lì, e impari.


Impari dal basso, anche se non sei seduto per terra. Impari nudo, anche se hai un vestito di marca. Impari daccapo, anche se sei laureato o peggio.
Impari che l'umiltà, e il rispetto, non si comprano con i soldi, o con il matrimonio, con la laurea o con una diffida allo stadio. Sei lì, e impari, in silenzio. E, come sempre succede quando hai l'umiltà di imparare, alla fine ringrazi, e te ne vai, in silenzio.
E Filippo ti abbraccia.
E Michele ti risponde "Ahò, grazzie a tté!".
La lezione, adesso, si deve ripetere. Con parole tue.