domenica 3 aprile 2011

nell'imminenza dei cinquant'anni

Il pensiero m'insegue in questo borgo
cupo ove corre un vento d'altipiano
e il tuffo del rondone taglia il filo
sottile in lontananza dei monti.

Sono tra poco quarant'anni d'ansia,
d'uggia, d'ilarità improvvise, rapide
com'è rapida a marzo la ventata
che sparge luce e pioggia, son gli indugi,
lo strappo a mani tese dai miei cari,
dai miei luoghi, abitudini di anni
rotte a un tratto che devo ora comprendere.
L'albero di dolore scuote i rami...

Si sollevano gli anni alle mie spalle
a sciami. Non fu vano, è questa l'opera
che si compie ciascuno e tutti insieme
i vivi i morti, penetrare il mondo
opaco lungo vie chiare e cunicoli
fitti d'incontri effimeri e di perdite
o d'amore in amore o in uno solo
di padre in figlio fino a che sia limpido.

E detto questo posso incamminarmi
spedito tra l'eterna compresenza
del tutto nella vita nella morte,
sparire nella polvere o nel fuoco
se il fuoco oltre la fiamma dura ancora.
(mario luzi)


non fu vano.
non furono vani le risate, i pianti, le attese, i sospiri, gli abbracci, gli schiaffi, le parole e i pensieri.
gli incontri per sempre o per poco, le persone da sempre o da poco, la musica, i libri, i fotogrammi dei film, le strette di mano e le lacrime.

consapevolezza. consapevolezza. scriverei questa parola tutta questa notte. questa lunga notte, che precede l'ultimo giorno dei miei quarantanni.
consapevolezza che vita è fiato che si sperde. che come è venuta, passa. che occorre, bisogna, ci tocca, dobbiamo, e insomma, vogliamo, viverla tutta così, senza chiedere altro, con la piena consapevolezza che non la capiremo mai del tutto.
scollino, da domani scollino. e se dura è stata la salita, che mi sia dolce la discesa, senza accelerare troppo, senza sbilanciarmi, senza aver fretta di arrivare chissà poi dove.
gustando il paesaggio semplice e immenso di questa discesa, splendente come cinque brillanti incastonati in un anello, da portare fino alla fine.