sabato 18 aprile 2009

il poeta e la chimera



la grand'aula è silenziosa. larocca, con chitarra e armonica, canta e la percorre, guardando negli occhi i clandestini, che hanno bivaccato, panini e lattine, per nutrirsi poi di musica, e poesia, l'unico cibo che fa crescere davvero.
i clandestini lo sanno. forse non tutti, ma molti sì, e gli altri lo sapranno presto.

ascoli entra, e diventa subito campana, il folle, il santo, il poeta e il profeta, la chioma orssa e le parole di fuoco, che aspettava da una vita la sua chimera, la faunessa, la vergine esperta, quella che fa del sospiro parola. la sua sibilla.

entra poi la macinai, e ha già lo sguardo di scrittrice affermata e insoddisfatta, poetessa notturna, femminafemminista, che si perde nel labirinto del veggente.

parole di circostanza, prima. due scrittori che si scrivono, dandosi del voi, dandosi appuntamento.

parole di amore, dopo l'amore. e dopo l'amore la donna parla, scrive, cerca e trova un senso alla sua adorazione.
dopo l'amore l'uomo tace, freme, osserva la metamorfosi delle cose e delle rose attorno a sé.
ma la malattia della vita lo prende, inesorabilmente. e alla fine tace lei, mentre lui grida aiuto.

la musica sottolinea le parole, si mette al loro servizio. umili e grandi, tutti e tre, nel ri-evocare lo spirito di un amore perduto.

anche i clandestini che non l'avevano ancora capito, ora lo sanno, anche loro.

(e, sullo sfondo, il ricordo di un'altra voce, di un'altra nave, naufragata nei meandri di una vita perduta. carmelo bene, una sera, lo sferisterio.)




www.chille.it

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